Bene, direi, visto che a mio parere è proprio sul terreno culturale che va messa in discussione l’egemonia della Lega, che i suoi pochi uomini validi in questo campo o li caccia (Davide Lovat, a Vicenza) o li tiene relegati per sempre in Provincia (Marzio Favero).
LUCI E OMBRE DELLE PASSATE GESTIONI
Per Galan questa è stata sempre l’unica poltrona che avrebbe potuto consolarlo della perdita dell’ufficio con vista sul Canal Grande. Nel suo ultimo mandato non a caso si era tenuto la delega del settore, anche se affidata alle abili mani del suo portavoce, l’ex comunista ed ex allievo di Argan
IL CONFLITTO CON TREMONTI SUI TAGLI
Nei giorni scorsi l’allora ministro dell’agricoltura aveva accolto i rumors sul suo nuovo trasloco mettendo le mani avanti: «Non considero lungimirante – aveva detto – chi fa tagli in un settore che non è la ciliegina sulla torta dell’economia italiana ma è la torta stessa». Su questo terreno si è messo anche, con molta maggior decisione dell’evanescente Sandro Bondi, in rotta di collisione sui tagli con Giulio Tremonti: «I finanziamenti per la cultura – ha dichiarato – si discutono in Consiglio dei ministri. È il governo che decide che cosa sacrificare, se la cultura, l’agricoltura o l’istruzione, perché non si tratta del problema di chiedere i soldi a Tremonti. Nessuno deve essere un sottosegretario del ministro dell’Economia e io non lo sono di sicuro». Infine aveva aggiunto: «Se dovessi cambiare ministero, posso dire che qualche buona idea per sovrintendere i beni culturali ce l’ho. Tutto si può dire, ma non che mi manchino idee e fortuna, e nel settore della cultura ci vogliono, perché è un compito che fa tremare le vene ai polsi».
Ieri alcune di queste idee il neo-ministro, che difficilmente avrebbe accettato l’incarico senza un ripristino del Fus, le ha anticipate: «Se non vogliamo allontanarci per sempre, come ha scritto qualcuno, dalla patria fatta di paesaggio, storia e arte – ha detto – dobbiamo credere nella forza delle idee, lavorare per progetti sostenibili, puntare a traguardi raggiungibili, perché è con le idee e con i progetti che troveremo i finanziamenti indispensabili per ridare senso e vitalità alla cultura italiana”.
UN’IDEA NON MERCANTILISTICA DELLA CULTURA
Ma è il passaggio successivo che esplicita una filosofia (e qui si sente la mano dello spin-doctor Miracco) che va in rotta di collisione con la visione “mercantilistica” della cultura che sembra l’unica ad aver diritto di cittadinanza nella devastata Italia di oggi: “Solo dopo – dice Galan – potremo dire che arte, cultura, paesaggio rappresentano il petrolio in grado di far crescere l’economia del nostro Paese. Per il momento, ci troviamo quasi in un deserto, nel quale però sappiamo esserci energie e risorse che costituiscono le tante oasi dell’intelligenza e della cultura, che resistono a tutto nonostante tutto». Prima dunque viene la salvaguardia di «un corpo colpito da più malattie e indebolito da una spaventosa carenza di adeguati rimedi»; poi la bellezza, la cultura, l’arte, nella loro gratuità; dopo, e solo dopo, l’utile materiale che tutto questo può significare. Vedremo se ai buoni propositi seguiranno atti concreti.
I DELICATI CAPITOLI APERTI NEL VENETO
Il Veneto attende alla prova il nuovo ministro con alcuni dossier decisamente scottanti: in primis la sopravvivenza della Mostra del Cinema, che grazie al ripristino del Fus dovrebbe veder scongiurato il rischio di estinzione più volte paventato nei giorni scorsi dal presidente della Biennale Paolo Baratta; poi il capitolo sempre complicato dei conti degli enti lirici; e infine i continui rinvii nella riapertura delle Gallerie dell’Accademia (con la definitiva archiviazione, si spera, della sciagurata questione della Soprintendenza del Polo Museale, con quell’incaponirsi di Bondi sulla nomina di Vittorio Sgarbi che rimarrà come una macchia indelebile sulla sua gestione ministeriale). Ma il capitolo più significativo politicamente sarà quello della candidatura di Venezia e del Nordest a capitale della cultura, nella cui definizione il ruolo di un Galan ministro sarà per forza di cose decisivo, e fortemente concorrenziale rispetto alla Lega.
RIPRISTINATO IL FUS CON LA BENZINA: PROTESTE INGIUSTIFICATE
Un’ultima annotazione riguardo al ripristino dei fondi per lo spettacolo e la cultura, tramite il miniaumento della benzina: hanno protestato tutti, ovviamente, dai gestori di impianti di carburante ai sindacati agli imprenditori ai consumatori: dimenticando che mai come in questo caso si tratta di un beneficio per tutta, indistintamente, la comunità nazionale, e anche di un investimento per le generazioni future.