“La mia opinione è che Bossi abbandonò la sinistra, nella 14. Legislatura, perché D’Alema gli aveva promesso il federalismo e poi non gliel’aveva dato.
Ma il Nord è stanco di continuare a dare, c’è un’insofferenza crescente che rischia di esplodere…
“Il bisogno di un riequilibrio di questi flussi finanziari è innegabile. Ma deve essere avviato con gradualità, non a tappe forzate come vorrebbe qualcuno”.
Non teme che nell’attesa qualcuno si stanchi e imbocchi strade pericolose?
“In realtà sono 60 anni che le regioni ricche e virtuose sostengono quelle meno ricche e meno virtuose; io penso che si continuerà così, magari con qualche correttivo, per altri decenni. D’altra parte cosa possono fare concretamente? La secessione che possibilità avrebbe di realizzarsi? Si tratta a mio parere di un’utopia, che urta contro tre problemi insuperabili: è impossibile, è iniqua ed è dannosa per tutti. Io non credo che lo stesso Bossi, a parte i proclami, la voglia realmente, perché altrimenti a suo tempo non avrebbe eliminato Miglio”.
Eppure la solidarietà nei confronti del Sud sembra dalle nostre parti in forte calo, e anche i richiami all’Unità nazionale mi appaiono fondati su valori deboli e un po’ burocratico/istituzionali…
“Non direi tanto deboli, visto che reggono da settant’anni! Certo, il malessere c’è e va individuato e curato, bisognerà arrivare a un diverso rapporto di dare e avere rispetto allo Stato, perché al fondo è sempre una questione di soldi più che di fratellanza fra regioni che hanno fatto l’Italia. Ma un accordo si troverà, vedrà, si individuerà il modo di lasciare alle Regioni una parte dei soldi destinati al Fondo perequativo per le loro esigenze primarie. No, la secessione per me è solo fantapolitica”.