Colpisce soprattutto la Germania, paese protagonista assoluto della scena europea anche in questi giorni, dalle questioni economiche all’accoglienza dei profughi. Ma avverto che si tratta solo di impressioni superficiali, frutto di osservazioni “visive” non mediate o approfondite da confronti reali, causa l’insuperabile barriera linguistica.
LA DIFESA DEL TERRITORIO E LA CURA DEL PAESAGGIO
La prima cosa è la cura assoluta del paesaggio, che avevo già notato visitando altri Land: si attraversano con una delle numerosissime autostrade le zone più industrializzate e densamente abitate del continente, e sembra di essere dentro un parco naturale: nessun capannone, nessun traliccio dell’alta tensione, infrastrutture ciclopiche schermate da file di alberi, qua e là un paesino pittoresco, una chiesetta, coltivazioni di vite o di luppolo… (i tedeschi a prima vista sembrano praticare solo due categorie estetiche, il pittoresco e il monumentale: le
IL SENSO DI APPARTENENZA ALLA COMUNITÀ PREVALE SUL NARCISISMO INDIVIDUALE
Ma non si tratta solo di una questione estetica: i paesi ordinati, i boschi puliti, le coltivazioni, i prati che sembrano campi da golf rivelano da un lato la persistenza di un’attività agricola fiorente,
E comunità mi sembra l’altro concetto chiave del vivere sociale in questo paese: l’impressione è che il tedesco rifugga dall’esibizione del proprio individuale narcisismo (a noi italiani ben nota), preferendo rispecchiarsi nella tranquillità del benessere collettivo, in cui le case, le macchine, i divertimenti si assomigliano, nessuno si sogna di costruire un cottage alpino in campagna o una villetta provenzale sulle Alpi, e il massimo della realizzazione personale non è infrangere, ma rispettare le regole: se devi attraversare una strada e il semaforo è rosso, stai fermo ad aspettare il verde anche se non c’è nessuno intorno e non si vedono auto in arrivo…
IL SEGRETO AMMIREVOLE E INQUIETANTE DEL SUCCESSO TEDESCO
Il primato dell’individuale sul collettivo che sta frantumando la società contemporanea a tutti i livelli, qui è temperato dal senso di appartenenza ad una comunità o a una nazione, dalla condivisione di un sistema di valori molto omogeneo, dal sacrosanto rispetto delle regole e dell’autorità: anche se magari le regole sono ingiuste e l’autorità iniqua, come in altre epoche storiche. Un mix ammirevole e inquietante, che ha a che vedere più con il controllo sociale che con la libertà individuale, con la sicurezza che con l’apertura solidale, anche se di fronte al problema dell’emigrazione produce integrazione e accoglienza più che altrove: una consapevolezza di sé che fa sì che nella Baviera conservatrice e identitaria circolino più donne col velo integrale (viso compreso) che ad Istanbul, senza che nessuno abbia alcunché da ridire.
Nell’attuale tentazione tedesca (riemersa nella gestione del “caso Grecia”, ma non solo) di difendere a oltranza il proprio modello, e di estenderlo anche ai partner europei, c’è probabilmente il riflesso condizionato della loro antica e radicata vocazione espansionista, ma soprattutto il fatto che esso funziona…