Domande scomode, soprattutto la seconda, che scaturiscono dalla contraddittoria corsa nordestina al prestigioso ruolo di capofila culturale dell’Europa, che nel 2019 toccherà a una città italiana e una bulgara.
Quella di Venezia, dopo un avvio fulminante che si è rivelato però una falsa partenza, ora appare una corsa a ostacoli e già in ritardo. Oltretutto Laura Fincato, consigliere delegato alle manifestazioni e membro del Comitato promotore, l’altro ieri a Roma per l’incontro indetto da Anci e Cidac (Associazione città d’arte e cultura) del Coordinamento delle città candidate, ha appreso che la commissione per le candidature indicherà la sua short list di cinque città (fra le 21 in gara) già nel pomeriggio di venerdì 15 novembre, cioè appena un paio di ore dopo la stessa audizione di Venezia, che chiuderà la serie. Inevitabile pensare, stante la ristrettezza dei tempi, che i commissari si siano già fatti delle idee ben precise sulle città da inserire, se non hanno neppure bisogno di qualche giorno di break per pensarci su.
LAURA FINCATO: “BASTA SOSPETTI, VENEZIA C’E’”
Un’accelerazione che rappresenta un’ulteriore handicap per Venezia, finora frenata dalle diatribe scoppiate fra i promotori e da un’originaria freddezza proprio della città capofila, che in realtà di tutto ha bisogno salvo che di manifestazione che incrementino gli arrivi dei turisti. Laura Fincato
MA LE CONCORRENTI SONO MOLTO PIU’ AVANTI
Il confronto con l’attivismo di alcune altre città candidate però è mortificante per Venezia e il Nordest. Se prendiamo Urbino, Ravenna, Matera, le stesse città lombarde (Bergamo e Mantova) che pure corrono separate, notiamo un fiorire rigoglioso di iniziative a sostegno della candidatura, un forte attivismo in cui è coinvolto tutto il tessuto sociale e culturale cittadino, che si riverbera nei social network, dove soprattutto Urbino ha realizzato un exploit stupefacente: la città marchigiana, infatti, non solo può schierare un parterre di sostenitori vip di tutto rispetto (da Dustin Hoffman al premio Pulitzer Thomas Friedman, da Andrea Bocelli che ha dedicato un inno alla città a Raphael Gualazzi che oggi suonerà nella sua città, da Roberto Bolle a Neri Marcorè) ma si fa forte anche di oltre 15.500 adesioni alla sua pagina Facebook di appoggio alla candidatura (e oltre 9500 follower su Twitter, il doppio di tutte le altre candidate messe insieme ). Distanziate seguono Ravenna (7877 amici su Fb), Lecce (5434), Palermo (4801), Perugi-Assisi (3246), Bergamo (3027), Mantova (2817), Matera (2257), Siracusa e il Sud-Est (1427) e Siena (1329), per citarne solo qualcuno.
LA DEBACLE SUI SOCIAL NETWORK E L’ASSENZA DEL TERRITORIO
E Venezia? Su Facebook ci fermiano a quota 880 amici, e su Twitter a 17 (!) follower. E il sito di supporto www.venezianordest2019.eu/it/? Fuori servizio per aggiornamenti.
L’OFFUSCAMENTO DEL NORDEST E DELLE SUE CAPACITÀ AGGREGATIVE
Per fortuna la commissione chiamata a giudicare le candidature esaminerà i dossier, e non la presenza sui social network. Ma se quello che appare rispecchia la capacità delle città nordestine di valorizzare le proprie carte e costruire consenso, nonostante i sondaggi positivi di qualche mese fa non avremo molte speranze di farcela.
Ma c’è a mio parere anche dell’altro, dietro a tutto questo, che rimanda alla seconda domanda posta all’inizio: non vorrei che l’assenza di quel “patriottismo di candidatura” che caratterizza invece le città concorrenti rivelasse piuttosto un mancato coinvolgimento del tessuto sociale dei territori coinvolti, che non riescono a mobilitarsi per un progetto che va oltre l’ambito territoriale. In altre parole, non è possibile che il “brand” Nordest, dopo i fasti del recente passato e le tante aspettative (purtroppo tradite) che esso ha suscitato, abbia finito per esaurire la propria capacità di attrazione e di mobilitazione? Non è che la generosa utopia che fu di Giorgio Lago, Massimo Cacciari, Mario Carraro e molti altri, di integrare un territorio vasto in un equilibrio avanzato fra omogeneità e diversità, e con un moderno e ramificato sistema infrastrutturale di servizio, capace di trasformarlo in un’efficiente città metropolitana, è stata di fatto superata dalla frammentazione imperante? Non è che ormai ogni provincia, ogni comune, fa gioco a sé, enfatizzando i propri caratteri e i propri valori e al massimo cercando (si veda la PaTreVe) aggregazioni più ristrette, magari più funzionali ma anche più esclusive rispetto al resto del Nordest?
Magari il 15 novembre saremo nella short list europea e davvero il Nordest con Venezia ritroverà un obiettivo comune su cui collaborare e rilanciare il processo di integrazione, ma se non sarà così una profonda riflessione sulle prospettive di questo territorio andrà avviata.