Ma il pubblico dell’Ariston non è il tuo pubblico, che ti adora come fossi un guru; molti di quegli spettatori (lo so per averci bazzicato qualche anno, nel passato – per lavoro, ovviamente) aspettano la serata del Festival per tirar fuori il vestito buono, le scarpe lucide, i gioielli e la pelliccia, e andare a farsi un giro nell’evento, con la speranza di una zoomata televisiva. E soprattutto, niente politica! E tu gli vai a demolire il loro mito? Basta che ce ne siano un paio di più decisi degli altri, e la contestazione parte, oltretutto amplificata dalla tv.
Cosa fa a quel punto il comico: tira fuori le palle e distrugge (con l’ironia) i disturbatori: ricordate Petrolini? “Nun ce l’ho cò te che fischi, ma cò quello che c’hai vicino e che nun te butta de sotto”? O Alberto Sordi che apostrofa lo spettatore contestatore in “Un americano a Roma”?
E invece no, Crozza si blocca, gli si secca la lingua, perde i tempi comici: una grande dimostrazione di fragilità, da cui lo salva solo l’intervento tempestivo e autorevole di Fazio,
Morale n. 1: se sei troppo gasato prima o poi ti capita di ritrovarti sotto il livello di capacità richiesto dal momento, il guaio è quando accade davanti a 14 e passa milioni di spettatori (dato Auditel di ieri sera, appena inferiore al Festival 2012).
Morale n. 2: una volta tanto forse era meglio scherzare con i santi (le dimissioni del Papa, argomento oltretutto inedito) e lasciar stare i santi (i politici); già Berlusconi dice che Crozza è stato un boomerang per la sinistra…