In treno, in mezzo a molti stranieri, sento la telecronaca, e da buon dinosauro mi dico: “Toh, c’è qualcuno con la radiolina!” Nossignore, sono due ragazze cinesi con l’Ipad, che se la stanno guardando ed esultano per le azioni degli azzurri. Mi aggrego, e con me anche un paio di ragazzi di colore nel sedile vicino. Un bianco, forse americano, ci chiede invece se è Italia-Spagna: ma per favore! Adeguatevi anche nello sport, ora che avete l’assistenza sanitaria pure voi!
DIETRO BALOTELLI LA GIOIA RABBIOSA DEGLI IMMIGRATI
Il microcosmo ferroviario delle diverse Italie si scioglie al fischio finale, mentre il treno entra in stazione; fuori ci aspetta un concerto di clacson e di urla di esultanza. Ma quando passo in mezzo ad un folto gruppo di immigrati, avverto rabbia, in fondo alla loro gioia: mi gridano “Balotelli, Balotelli” mentre passo, ma non perché mi abbiano scambiato per il campione… Il geniale, irritante, rabbioso Balotelli è il simbolo del loro riscatto, contro un paese che ha bisogno di lui, come ha bisogno di loro, ma non vuole riconoscerlo.
FESTEGGIANO SOLO LE AUTO E LE MOTO
OGGI IL MATCH DECISIVO, SERVE UN CENTRAVANTI DI SFONDAMENTO
E oggi c’è il match più decisivo: non oso pensare a quanta festa faremo se Monti riuscirà a battere la Merkel e a portare a casa un risultato positivo per il paese e per l’Europa. Altro che bagni nelle fontane! Scherzo, naturalmente. Soprattutto non oso pensare a cosa accadrà se questa partita finisse male: ma c’è da dire che a mia memoria è la prima volta che un premier italiano si presenta sulla scena europea con tanta autorevolezza, puntando i piedi con tanta decisione, fin quasi a “intimidire” gli avversari. La squadra dietro sarà quella che è, ma il centravanti è un fuoriclasse, e l’anziano allenatore pure (a proposito: auguri presidente!).
Non avevo dubbi che l’uomo fosse così, spero che sappia quello che fa; finora (a parte la penosa parentesi dei cucù e delle corna nelle foto ufficiali) eravamo abituati allo stile De Gasperi (“in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”): allora era un dopoguerra, oggi invece siamo in pieno conflitto, almeno non sanguinoso, per il momento…