La “svolta” è una confusa lista della spesa che mette insieme critiche al governo e rivendicazioni sparse, come l’annullamento delle multe sul latte, un allentamento della pressione di Equitalia sul fisco, i magistrati padani, la riduzione delle auto blu, i quattro ministeri al nord (con tanto di targa patacca offerta dal sindaco di Monza), la fine delle missioni di guerra.
NUOVI OSTACOLI PER IL GOVERNO
Insomma, rivendicazioni territoriali, oppure richieste palesemente irricevibili per una forza che vuole rimanere al governo, e che potrebbero dunque rivelarsi molto problematiche per la sopravvivenza di Berlusconi. Con un contorno di imbarazzate ammissioni di impotenza però: “Fare le cose è più difficile che dirle”, “Possiamo anche staccarci da Berlusconi, ma non vogliamo assumerci la responsabilità di mandare il Paese in malora”, “se andassimo alle elezioni oggi vincerebbe la sinistra”. Il tutto privo di qualsiasi respiro strategico: “non è detto che dobbiamo allearci di nuovo con Berlusconi alle prossime elezioni” (ma magari se si comporta bene anche si); “la Lega può andare da sola” (ma anche cercare nuovi alleati: si, ma quali? E su quali contenuti? I ministeri al Nord?).
Il tutto è stato ripetutamente sommerso dall’invocazione della folla “secessione, secessione”, (espressione di quello a cui aspira l’anima profonda della Lega) a cui Bossi non ha potuto che riproporre il logoro slogan “Padania libera”.
L'”ALTERNATIVA” MARONI
Ma se tutto questo potrà forse piacere allo zoccolo duro, dubito che basterà agli elettori marginali del partito, quelli abituati ad orientare il loro voto sulla base dei risultati raggiunti da chi governa.