DOPO PONTIDA: LA LEGA NON HA UNA STRATEGIA, BOSSI È COTTO, E FORSE IL GOVERNO ANCHE

BossiMaroni.jpgUno spettacolo imbarazzante e penoso, il discorso di Bossi a Pontida. Incerto, confuso, incapace non solo di definire una nuova strategia, di lanciare un vero ultimatum al governo, di dare risposte precise alla domanda se terrà o no Berlusconi, ma anche di riscaldare l’animo della sua gente (peraltro non straboccante), di guidarne gli umori, come accadeva nel passato.

La “svolta” è una confusa lista della spesa che mette insieme critiche al governo e rivendicazioni sparse, come l’annullamento delle multe sul latte, un allentamento della pressione di Equitalia sul fisco, i magistrati padani, la riduzione delle auto blu, i quattro ministeri al nord (con tanto di targa patacca offerta dal sindaco di Monza), la fine delle missioni di guerra.Pontida2.jpg

NUOVI OSTACOLI PER IL GOVERNO

Insomma, rivendicazioni territoriali, oppure richieste palesemente irricevibili per una forza che vuole rimanere al governo, e che potrebbero dunque rivelarsi molto problematiche per la sopravvivenza di Berlusconi. Con un contorno di imbarazzate ammissioni di impotenza però: “Fare le cose è più difficile che dirle”, “Possiamo anche staccarci da Berlusconi, ma non vogliamo assumerci la responsabilità di mandare il Paese in malora”, “se andassimo alle elezioni oggi vincerebbe la sinistra”. Il tutto privo di qualsiasi respiro strategico: “non è detto che dobbiamo allearci di nuovo con Berlusconi alle prossime elezioni” (ma magari se si comporta bene anche si); “la Lega può andare da sola” (ma anche cercare nuovi alleati: si, ma quali? E su quali contenuti? I ministeri al Nord?).

Il tutto è stato ripetutamente sommerso dall’invocazione della folla “secessione, secessione”, (espressione di quello a cui aspira l’anima profonda della Lega) a cui Bossi non ha potuto che riproporre il logoro slogan “Padania libera”.

L'”ALTERNATIVA” MARONI

maroni_striscione01g.jpgCi ha dovuto pensare Maroni, qui incoronato di fatto come il leader di riferimento del Carroccio, a scaldare la platea, con un discorso tutto di bandiera, che in netto contrasto con Bossi ha soprattutto rivendicato le cose buone fatte dal governo – o meglio dal suo ministero – per la sicurezza nel paese (tacendo inevitabilmente sulle questioni dell’economia e del lavoro, dove i risultati sono drammaticamente inadeguati). Un Maroni anche di lotta però, che punta a rigalvanizzare una base allo sbando rilanciando la richiesta di blocco della missione in Libia e le espulsioni coatte degli immigrati (“anche i comunitari non in regola”) e mobilitandola contro i magistrati o la Nato “che ci sono tutti contro”; ma che non si capisce politicamente dove potrà andare a parare: si tratta di una proposta per il Paese, tutto il Paese? Oppure si individua di nuovo come scialuppa di salvataggio per uscire dalla crisi di prospettive aperta dall’evidente impasse dell’ossimoro “Lega di lotta e di governo” il rilancio dell’originaria aspirazione dei Padani (ma solo loro): “La Padania indipendente”?

Ma se tutto questo potrà forse piacere allo zoccolo duro, dubito che basterà agli elettori marginali del partito, quelli abituati ad orientare il loro voto sulla base dei risultati raggiunti da chi governa.

DOPO PONTIDA: LA LEGA NON HA UNA STRATEGIA, BOSSI È COTTO, E FORSE IL GOVERNO ANCHEultima modifica: 2011-06-19T13:49:09+02:00da sergiofrigo
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