In altri tempi e in altri partiti a Tosi avrebbero assicurato una compensazione per la fregatura bis datagli da Salvini, dopo la mancata candidatura di qualche anno fa alla presidenza della Regione in favore di Zaia: magari una poltrona in parlamento (elezioni permettendo) o la presidenza di una società para-pubblica. Ma nella Lega è così: lo sconfitto va “polverizzato” (copyright Salvini, a quanto pare), e i fedelissimi devono perire con lui (per questo si assiste al fuggi fuggi delle ultime ore dal suo carro): finito il secondo mandato da sindaco Tosi rischia la disoccupazione…
“PRIMA LA LOMBARDIA”, ALTRO CHE “PRIMA IL VENETO”!
D’altra parte non è che il sindaco di Verona si sia comportato diversamente quando ha conquistato la Liga veneta, espellendo decine di dissidenti e commissariando le sezioni. Semmai ha commesso contestualmente un’ingenuità inspiegabile in un politico navigato come lui, pensare che un veneto possa aspirare davvero a scalzare un lombardo nella lotta al primato nel partito e nella corsa alla leadership del centro-destra. Zaia ha sempre chiamato Bossi “il Capo”, e così ha fatto carriera, credo che ora farà lo stesso con Salvini. Altro che “prima il Veneto”! “Prima la Lega”, semmai, come è sempre stato.
IL SILENZIO DI ZAIA SUL DIKTAT CONTRO I SUOI ALLEATI
Archiviata la pratica Tosi, comunque, con l’esclusione sostanziale o formale del sindaco dai giochi che contano nel suo partito, per il centro-destra un ostacolo duro da rimuovere rimarrà: l’arco delle alleanze della coalizione, ovvero con o senza Ncd, e (da oggi) anche con o senza Forza Italia. Salvini ha dei sondaggi secondo cui Zaia vincerebbe tranquillamente anche senza gli altri due partiti, e dunque il centro-destra rimarrebbe sostanzialmente privo di rilevanza politica nella regione. Bisogna vedere, stante lo stato in cui versa soprattutto Forza Italia in questo periodo, se la cosa interessa a qualcuno da quelle parti.
Dal canto suo Zaia si è esposto (finalmente!) sulle questioni interne alla Lega, ma dopo cinque anni a governare insieme (bene, a suo dire) non si è ancora degnato di spendere una parola per far rimuovere il veto lombardo sui suoi alleati.
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