Sergio Frigo

A MAURO CORONA IL PREMIO RIGONI STERN: “PER ME E’ MEGLIO DEL CAMPIELLO”

Mauro Corona è il vincitore del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi, che gli verrà consegnato il 29 marzo prossimo a Riva del Garda. Un riconoscimento per lui importante come un Nobel, perché consacra anche ufficialmente quello che lui (con un certo pudore) sente di essere: un figlio letterario, sia pure irrequieto e scapestrato, del Maestro altopianese, colui che si è incaricato di portarne avanti nei libri – pur tra qualche contraddizione temperamentale – non solo i contenuti letterari più legati alla natura e alla montagna, ma anche la lezione di vita, i valori più profondi: Corona considera infatti Rigoni Stern non solo il suo nume tutelare letterario, ma anche il suo “padre putativo” della vita, la guida a cui guardava nei momenti di disorientamento anche esistenziale che gli è capitato di attraversare. «Tutto è iniziato con lui – racconta lo scrittore ertano – quando a vent’anni segnalò un raccontino che avevo inviato al Premio Carnia. Premio che vinsi qualche anno dopo con “Le voci del bosco” proprio grazie a lui. E poi ci avvicinava anche l’amore per le arrampicate. Per festeggiare il premio mi concederò un bicchiere di vino, dopo due anni e mezzo di astinenza”.

L’EREDE IRREQUIETO DELLO SCRITTORE DI ASIAGO
Rigoni Stern conservava in casa un busto ligneo di donna scolpito da Corona,  e per andare in montagna usava un bastone da lui istoriato con un’aquila e alcuni folletti del bosco, uno dei pochi – fra i tanti che riceveva in dono – che non aveva regalato: «Me lo ha chiesto lui, una volta, dicendomi “Varda che son vecio, go bisogno del baston”. Ne fui orgoglioso e commosso».
Lo scrittore asiaghese apprezzava questo “figlioccio” scavezzacollo, in cui vedeva forse se stesso più giovane, quando l’irruenza dei suoi vent’anni non era stata ancora soffocata dal dolore della guerra e regolata dalla saggezza dell’esperienza e dell’età. Al tempo stesso lo metteva in guardia dagli atteggiamenti guasconi, che rischiavano di esporlo al dileggio. «Ci ho messo anni a capire che aveva ragione – racconta Corona – e che avrei dovuto cercare di imitarlo di più, il modo più giusto per ricordarlo».

LA GIURIA: “NELLA SUA OPERA I VALORI DI FRATELLANZA, RISPETTO PER L’AMBIENTE E UMANITA’ ALPINA”
Ora la giuria del premio (composta da Eraldo Affinati, curatore del Meridiano, dalla traduttrice francese Marie Hélène Angelini, dall’Accademica degli scrittori di montagna Margherita Detomas, dagli studiosi Paola Maria Filippi e Graziano Riccadonna e dal giornalista Paolo Rumiz) ha visto nell’ultimo libro di Corona “La voce degli uomini freddi” quella “epopea delle genti di montagna, avvezze al pericolo e al sacrificio” a cui Rigoni Stern ha dedicato tutta la sua opera. “L’autore con la sua opera – continua la motivazione – rappresenta, nel contesto culturale che fa riferimento all’arco alpino, un’espressione particolarmente significativa del territorio e delle sue genti, bene cogliendo il messaggio del Premio intitolato a Mario Rigoni Stern, inteso a perpetuarne i valori di fratellanza, di rispetto per l’ambiente, di umanità alpina».
Non ci voleva credere, Corona, quando gli hanno comunicato, due sere fa, che era il vincitore: «Non l’ho detto a nessuno, neanche ai miei figli, prima della telefonata di Alberico (figlio dello scrittore asiaghese e presidente del Premio, ndr). Questo riconoscimento per me vale più di un Campiello, di uno Strega, e non per il premio in sé, ma per il nome che porta: gli uomini di valore, come lui, trasmettono forza anche senza saperlo, solo col loro esempio».

LE SEGNALAZIONI PER I ROMANZI DI CHIOCCHETTI E GNEDT
La giuria del Premio, valutando l’alta qualità delle opere selezionate, ha anche segnalato altri due romanzi fra i 25 titoli accettati dai selezionatori, di autori di lingua italiana, tedesca e ladina: “I misteri del Cjaslir” di Fabio Chiocchetti, (Curcu & Genovese) impegnativo romanzo storico con grande affresco dedicato alle leggende e alle storie popolari che circondano un santo vescovo e una presunta strega della Val di Fassa; e “Der Nachlass Domenico Minettis” (Il lascito di Domenico Minetti) di Dietmar Gnedt (Anton Pustet) , appassionante romanzo austriaco legato alla complessità della Grande guerra vista con gli occhi di un uomo di frontiera.

Il riconoscimento dedicato a Rigoni Stern, giunto alla 4a edizione e consegnato negli anni pari a Riva del Garda per la narrativa e in quelli dispari ad Asiago per la saggistica, attribuisce ai vincitori 10mila euro. Ad aggiudicarselo finora sono stati gli studiosi Alexis Bétemps e Dionigi Albera e lo scrittore sloveno Alojz Rebula. In giorno della premiazione – il 29 marzo nel Palazzo dei congressi di Riva del Garda, a partire dalle 17 – ci sarà una Lectio magistralis di Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana, e gli interventi musicali a cura degli Allievi del Conservatorio di Trento e della Sezione Staccata di Riva del Garda, con brevi introduzioni di un altro amico di Rigoni Stern, il musicista Bepi De Marzi.

Si confida che stavolta (a differenza di due anni fa) ci sia una presenza più significativa dal Veneto.

 

 

COMMENTI

A differenza di molti puristi che storcono il naso alla fine credo che mauro Corona si meriti tutto il premio Rigoni Stern, se non altro perché il vecchio ne sarebbe stato felice.  È comunque un modo per dare visibilità al premio, attribuito negli anni scorsi a libri senz’altro importanti (bello quello di Rebula ma non un capolavoro e il resto dello scrittore sloveno non lo conosciamo; e… poi per la saggistica un libro nemmeno tradotto in italiano…) ma lontani dal pubblico delle librerie, per non dire di quello delle televisioni, una lontananza che poneva dei limiti all’affermarsi del premio. Un limite avvertito da molti, credo dallo stesso Alberico. Insomma un premio così a Mauro Corona per mille motivi è sicuramente strategico e non ci trovo nulla di male. Vedrai che a Riva ci sarà la folla. Quando poi il premio farà concorrenza per davvero al campiello e allo strega allora le parti si rovesceranno, sarà il premio  dare importanza ai premiati seppur sconosciuti.

Corona è uno dei pochi scrittori che ha dei fan e dei denigratori come una rock star, naturalmente i fan sono convinti di conoscere tutto del loro idolo e lo osannano per questo, i denigratori sono altrettanto convinti di conoscere bene il personaggio e lo insultano per questo, non serve aggiungere che sia fan che denigratori non sanno nulla di Corona e si guardano bene dal giudicarlo nell’unico modo a noi concesso: dai suoi libri. Corona ha scritto belle pagine, se ha una colpa è di aver scritto troppo in tutti i sensi. Ha fatto anche qualche soldino ma questa non è certo una colpa semmai un merito.

Andrea Nicolussi Golo

A MAURO CORONA IL PREMIO RIGONI STERN: “PER ME E’ MEGLIO DEL CAMPIELLO”ultima modifica: 2014-03-16T13:20:20+01:00da
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