Così va il mondo, oggi il giornalismo è drammaticamente impoverito, e nonostante i tagli agli organici e alle spese già centinaia di testate (alcune anche molto prestigiose), hanno ammainato la bandiera, oppure hanno chiuso le redazioni (il Financial Times in Germania) o si sono rifugiate su internet (come Newsweek) o si apprestano a farlo (il Guardian).
GIORNALI CHIUSI E REDAZIONI RIDOTTE AL MINIMO
In Italia abbiamo avuto un esodo massiccio dalla professione nel recente passato, con la chiusura di alcune testate minori (e-Polis, il neo.nato Pubblico) e il pre-pensionamento di svariate centinaia di colleghi, ma se questo ha provvisoriamente riportato i bilanci in attivo, si è trattato chiaramente solo di una breve pausa, perché i rumors che arrivano dal mondo dell’editoria sono tutto meno che rassicuranti, e parlano di grandi gruppi e grandi testate in procinto di partire con nuovi stati di crisi e nuovi pesanti ridimensionamenti delle redazioni. Venerdì sera a Vicenza ho moderato un dibattito organizzato dalla nuova “Nuova Vicenza” (ora su internet) con il direttore del Piccolo di Trieste Paolo Possamai e del giornale online Lettera43.it, Paolo Madron,
COSTI ENORMI E ENTRATE IN DRAMMATICO CALO
Perché tutto questo avvenga è lampante: il pubblico che compra i giornali in edicola è sempre più ridotto: siamo ormai a milioni di copie all’anno, contro gli oltre 6 di pochi anni fa. Si tratta ormai prevalentemente di lettori in età matura, mentre il pubblico che si informa in rete (i giovani, ma non solo loro) è abituato a farlo gratis: “Come se l’informazione non fosse un prodotto pregiato – ha commentato Possamai – che costa moltissimo produrre”. Oltretutto finora per produrla e diffonderla c’erano strutture industriali imponenti: pensate solo all’alto numero di giornalisti e collaboratori necessari per raccogliere, verificare, approfondire, scrivere e impaginare le notizie, ai tecnici e amministrativi che ci stanno intorno, alla complicata macchina della tipografia e della rotativa, alla fatica per far arrivare ogni mattina i giornali nelle edicole: quanto potrà durare tutto questo, di fronte ad una riduzione geometrica dei ricavi?
LE SCORRIBANDE DEI PIRATI DEL WEB
Il paradosso è che c’è qualcuno che si arricchisce con questo lavoro, ma non chi lo promuove e lo paga, bensì coloro che se ne impossessano e lo rilanciano gratuitamente: Google e una miriade di altri motori di ricerca o siti vari, che campano (e bene) impadronendosi e diffondendo gratuitamente l’informazione prodotta da altri, conquistando miliardi di lettori e ricavandone tonnellate di pubblicità. Nei prossimi mesi i maggiori quotidiani italiani dovrebbero varare un accordo per mettere a pagamento una parte dei loro contenuti on line, ma l’impressione è che i buoi siano ormai scappati, e che il lettore ormai abituato alla gratuità cercherà e troverà mille altre fonti per sapere quello che vuole sapere, oppure si accontenterà dell’informazione di seconda mano (e di qualità inferiore) che comunque troverà disponibile in rete.
PUBBLICITA’ IN CALO A DUE CIFRE
A tutto questo si aggiunge, per i giornali, l’ancor più drammatico calo della pubblicità, legato alla crisi del mezzo e alle difficoltà dell’economia: nei primi nove mesi del 2012 il mercato pubblicitario in Italia secondo l’agenzia Nielsen è calato del 17.3% per i periodici e del 15,4% per i quotidiani, mentre la televisione limita le perdite al 12,4% e la radio all’8,1%. Cresce solo Internet, come detto, del 9,8%, ma le cifre assolute sono ancora molto basse.
AVREMO CATTIVA INFORMAZIONE E SCARSA DEMOCRAZIA
Quale settore può reggere a lungo in questa situazione? Ma c’è una domanda che va oltre il destino dei mezzi cartacei e a quello privato dei giornalisti. Sappiamo tutti la quantità enorme di esagerazioni e di vere e proprie falsità che girano in rete. E sappiamo anche l’inadeguatezza di buona parte della classe giornalistica, piegata spesso dall’interesse e dalla paura. Ma quale sarà il livello della democrazia in una situazione in cui un bene prezioso come l’informazione “certificata” (su cui si basano tutte le decisioni private e pubbliche) sarà sempre più rara, e via via sostituita (già avviene) da comunicati di parte diffusi come oggettivi, da farneticazioni prive di verifiche e dall’improvvisazione fai da te di cittadini convinti che fare il giornalista sia semplice come… allenare la Nazionale di calcio?