A qualcuno può far piacere, a me spaventa. E i dati dei climatologi riuniti a Durban non mi tranquillizzano per niente: checché ne dicano gli ottimisti a oltranza, l’ultimo decennio è stato il più caldo dal 1850, cioè da quando si fanno misurazioni precise delle temperature.
IL RISCALDAMENTO GLOBALE E I SUOI EFFETTI
Insomma, giusto per tenerci allegri, vorrei ricordare che non ci sono solo la crisi dell’euro e le imminenti mazzate su pensioni e servizi ad angustiarci la vita: anche se ormai se ne parla pochissimo, il riscaldamento globale c’è, e fa sentire i suoi effetti. Stiamo infatti preparando per i nostri figli e nipoti un mondo in cui non solo non ci sarà la neve per sciare d’inverno,
Ma altrove sarà – anzi è – drammaticamente peggio: lunghissimi mesi di siccità, con l’avanzamento irresistibile dei deserti, intervallati da precipitazioni di portata drammatica (di cui vediamo ora i prodromi anche da noi) e migrazioni massicce di popolazioni verso nord, verso territori più vivibili (i nostri): un libro (“2050. Il futuro del nuovo Nord”, di Laurence C. Smith – Einaudi) descrive vividamente tutto questo, basandosi sulle più attendibili proiezioni disponibili.
LA SCOMMESSA MANCATA DELLA TECNOLOGIA
LA CRISI CANCELLA LE POLITICHE VERDI
E il dramma è che non si vede come sarà possibile intervenire adesso – dopo aver bellamente ignorato il problema quando le risorse ci sarebbero state – in presenza di una crisi che sta già vanificando i pur blandi impegni mondiali a ridurre le emissioni e trovare nuove modalità di produzione e nuove fonti di energia, cioè le attività umane in buona parte responsabili (secondo gran parte degli scienziati) del riscaldamento.
LE COLPE DELL’INDIVIDUALISMO, E UNA PROPOSTA PER NATALE
Ma tutto questo chiama in causa anche noi e le nostre attitudini, non solo i politici, che a loro modo le interpretano: sempre più affetti da un individualismo patologico (che è il connotato più evidente della modernità) siamo incapaci di farci carico della cura del bene collettivo, soprattutto di quello futuro. Se avessimo davvero a cuore il futuro dei nostri figli a Natale, invece che regalare loro l’ennesima play station o il telefonino di ultima generazione, dovremmo mettere nelle loro mani un buono da spendere per finanziare in qualche modo la ricerca per il contenimento del riscaldamento globale: magari spingendo anche la politica a promuovere un fondo o un’agenzia internazionale. Vorrebbe dire fare un piccolo sforzo per rendere più accettabile la loro vita domani.
Cosa dite, se credo a Babbo Natale? Ovviamente si!