Di mio aggiungo alcune considerazioni laterali, anzi delle domande personali, che dal processo prendono spunto ma non entrano nel suo merito.
L’ABNORME POTERE DEI MEDIA
La prima considerazione riguarda il peso abnorme assunto dall’informazione in questa vicenda (e non solo): colpevoli o innocenti che fossero Amanda e Raffaele, è evidente che nella loro assoluzione hanno giocato in maniera fortissima la possibilità di assumere ottimi (e carissimi) avvocati e di mobilitare in proprio favore l’opinione pubblica attraverso i media (possibilità che non hanno avuto né i genitori della povera Meredith, né l’unico condannato – per concorso in omicidio – Rudy Guede).
Non mi stupisco, visto che questi stessi meccanismi che enfatizzano il ruolo dell’immagine pubblica determinano anche l’elezione dell’uomo forse (ancora?) più potente del pianeta, il presidente degli Stati Uniti, e poi le scelte di quasi tutti i governi. Non mi stupisco, ma la trovo comunque un’aberrazione, e anche un danno enorme per la credibilità e l’efficienza del sistema democratico. Macché cani da guardia del potere! I media oggi sono “il” potere. E non è un potere molto democratico.
IL PARADOSSO DELL’ACCUSATO CHE NON CONFESSA
Poi, davanti ai casi di omicidio come questo (o al caso Cogne, Garlasco, eccetera) mi si affacciano alla mente sempre due pensieri: potrebbe capitare anche a me, di uccidere qualcuno? Non so rispondere, ma in generale penso che potrebbe capitare a chiunque, in determinate condizioni, di compiere le azioni più estreme: la soldatessa americana di Abu Ghraib
Secondo pensiero: se mi capitasse (di uccidere, voglio dire) riuscirei a reggere il peso del mio atto? E riuscirei a negarlo davanti agli inquirenti? La mia risposta è
articolo_2011_09_05_Amanda.htm