IL DELITTO DI PERUGIA: SE UCCIDESSI QUALCUNO POI SAREI CAPACE DI NEGARLO?

Amanda.jpgHo evitato accuratamente di commentare la sentenza di Perugia, perché non conosco approfonditamente le carte processuali e non intendevo farmi arruolare in nessun modo nelle schiere dei fans o dei detrattori di Amanda. Mi è sembrato acuto il commento di Ferdinando Camon sul funzionamento della giustizia italiana, che riproduco sotto.

Di mio aggiungo alcune considerazioni laterali, anzi delle domande personali, che dal processo prendono spunto ma non entrano nel suo merito.

L’ABNORME POTERE DEI MEDIA

La prima considerazione riguarda il peso abnorme assunto dall’informazione in questa vicenda (e non solo): colpevoli o innocenti che fossero Amanda e Raffaele, è evidente che nella loro assoluzione hanno giocato in maniera fortissima la possibilità di assumere ottimi (e carissimi) avvocati e di mobilitare in proprio favore l’opinione pubblica attraverso i media (possibilità che non hanno avuto né i genitori della povera Meredith, né l’unico condannato – per concorso in omicidio – Rudy Guede).

Non mi stupisco, visto che questi stessi meccanismi che enfatizzano il ruolo dell’immagine pubblica determinano anche l’elezione dell’uomo forse (ancora?) più potente del pianeta, il presidente degli Stati Uniti, e poi le scelte di quasi tutti i governi. Non mi stupisco, ma la trovo comunque un’aberrazione, e anche un danno enorme per la credibilità e l’efficienza del sistema democratico. Macché cani da guardia del potere! I media oggi sono “il” potere. E non è un potere molto democratico.

IL PARADOSSO DELL’ACCUSATO CHE NON CONFESSA

Poi, davanti ai casi di omicidio come questo (o al caso Cogne, Garlasco, eccetera) mi si affacciano alla mente sempre due pensieri: potrebbe capitare anche a me, di uccidere qualcuno? Non so rispondere, ma in generale penso che potrebbe capitare a chiunque, in determinate condizioni, di compiere le azioni più estreme: la soldatessa americana di Abu Ghraib Abu.jpg  condannata (blandamente) per aver umiliato e torturato degli irakeni, se non si fosse trovata in quella guerra e in quel luogo magari sarebbe stata solo una tranquilla parrucchiera e buona madre di famiglia per tutta la vita.

Secondo pensiero: se mi capitasse (di uccidere, voglio dire) riuscirei a reggere il peso del mio atto? E riuscirei a negarlo davanti agli inquirenti? La mia risposta è Cogne.jpgno, almeno al secondo quesito. Dovrei confessare, per espiare la colpa o condividerne le eventuali “ragioni” con una comunità di riferimento. Di conseguenza tendo anche a pensare che un accusato che non confessa (salvo nel caso che stia proteggendo qualcosa o qualcun altro) non sia colpevole, oppure non sia sano di mente. Evidentemente non potrei fare il giudice…

articolo_2011_09_05_Amanda.htm

IL DELITTO DI PERUGIA: SE UCCIDESSI QUALCUNO POI SAREI CAPACE DI NEGARLO?ultima modifica: 2011-10-06T13:05:41+02:00da sergiofrigo
Reposta per primo quest’articolo
Questa voce è stata pubblicata in Informazione e contrassegnata con , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

2 risposte a IL DELITTO DI PERUGIA: SE UCCIDESSI QUALCUNO POI SAREI CAPACE DI NEGARLO?

I commenti sono chiusi.