IL RICHIAMO DI CA’ FOSCARI…
Potete immaginare con quanta pena sto seguendo le sue recenti disavventure editoriali, culminate con un formale richiamo dell’Università di Ca’ Foscari, dove insegna, per aver copiato, senza citarli, alcuni brani di altri studiosi, inserendoli nei propri libri come fossero farina del suo sacco.
…E UN LIBRO SUI SUOI DISCUTIBILI METODI
Da qualche settimana circola anche un libro, dal titolo “Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale” (Ed Il Coniglio), il cui autore, Francesco Bucci, ha ricostruito numerosi casi di “plagio” e soprattutto di “auto-plagio” del filosofo-psicoanalista, sostenendo che tutti i suoi libri (salvo ovviamente il primo) “contengono, in misura diversa, una molteplicità di brani, anche molto lunghi (talvolta perfino interi capitoli), già contenuti in suoi precedenti libri, senza che i lettori ne siano resi edotti. I brani, infatti, non sono virgolettati e di essi non sono indicate le provenienze: sono spacciati così, di fatto, come testi originali. I brani sono spesso estrapolati e interpolati più volte: lo stesso brano transita cioè più volte da un libro all’altro nel corso del tempo. Il fenomeno coinvolge non solo i libri, ma anche buona parte degli articoli (scritti su «Il Sole 24 Ore», prima, e su «La Repubblica», poi) e delle risposte fornite ai lettori nella rubrica tenuta settimanalmente su «Repubblica delle donne», nonché i numerosi saggi introduttivi scritti da U.G. per opere altrui”. Si arriva al paradosso che lo stesso brano viene utilizzato pari pari per illustrare il pensiero di autori diversi, per dire Heidegger e Jung.
Quando è venuta a galla la vicenda, qualche mese fa, l’ho chiamato per parlarne, ma mi ha risposto brevemente di aver querelato Bucci e che la cosa verrà definita in tribunale, aggiungendo che “comunque riproporre brani dei propri libri non è un plagio”. Risposta che non mi ha convinto, ovviamente.
COSA C’È NELL’OSCURITÀ DELLA MENTE UMANA
L’animo delle persone è, ovviamente, un abisso spesso inesplorabile.
CONFESSO: L’HO FATTO ANCH’IO, MA…
Ora confesserò io qualcosa: anni fa ho fatto lo stesso, ho riproposto pari pari, per noia e per pigrizia, una cosa che avevo scritto qualche tempo prima e che mi era sembrata particolarmente riuscita. Ma avevo sette anni, ed erano dei pensierini su come avevo passato le mie vacanze. Venni immediatamente scoperto dalla maestra, che mi dette un brutto voto, e mandò a casa una nota di demerito: ce l’ho ancora davanti agli occhi, scritta in rosso, con la parola VERGOGNA in stampatello più quattro punti esclamativi: uno choc!
Forse se qualcuno avesse scoperto per tempo il vizietto di Galimberti, e gli avesse metaforicamente mandato una nota a casa, anch’egli si sarebbe fermato in tempo, e tutto questo non sarebbe accaduto. Il mondo editoriale e intellettuale italiano invece, che per anni non si è accorto di nulla, non ci fa una bella figura, anche se essendo oltre che filosofo anche psicoanalista l’amico Umberto ci sarebbe dovuto arrivare da solo a comprendere che queste cose non si fanno, soprattutto se si gestiscono – nella pratica clinica, sui libri, sui giornali, soprattutto con dei giovani studenti – oggetti delicati come le pulsioni, le emozioni, i valori, i sistemi di pensiero, l’etica, la coerenza…
Io posso dire che credo sia stato per espiare quel mio antico peccato che ho fatto il giornalista, quasi a comunicare alla maestra che avevo capito, e che da allora in poi non solo non avrei più copiato, ma avrei scritto tutti i santi giorni della mia vita. E come vedete ho ampliato la gamma, aggiungendo al giornale e a qualche libro anche un blog quotidiano…
MA C’È CHI COPIA E VIENE PROMOSSO
Ma c’è un ultimo aspetto che vorrei toccare a proposito del “caso Galimberti” e soprattutto del funzionamento del sistema politico-culturale italiano. Il filosofo, dunque, è un maître à penser della sinistra italiana, e scoprirlo che copia come uno scolaretto negligente fa lo stesso effetto, nel mondo culturale, della scoperta che un Penati, un Tedesco o chi per essi, prendevano bustarelle: un senso di amarezza, frustrazione, rabbia, disgusto. Ma ricordo che c’è un parlamentare di centro-destra che ha notoriamente copiato la sua tesi di laurea, e se ne sta tranquillo in Parlamento, mentre qualche anno fa un altro intellettuale ancora più noto, della
A me personalmente invece rimane il cruccio, e l’interrogativo su cosa farne di un amico che si comporta in maniera così clamorosamente e pervicacemente sbagliata.