Il suo contratto infatti, firmato dal ministro Bondi, prevedeva un compenso di circa 10 mila euro al mese più le indennità.
A rigor di logica, comunque, un compenso (magari più contenuto) gli spetta, perché l’incarico – per quanto impropriamente – lo ha avuto, e il lavoro – tra una bocciatura e l’altra dei giudici – lo ha svolto. Resta da vedere però chi eventualmente dovrà pagare, visto che la nomina di Sgarbi a Venezia era stata pervicacemente voluta dall’allora ministro Bondi, nonostante le perplessità della struttura amministrativa del Ministero.
UNO SPRECO INAUDITO DI FONDI PUBBLICI, E UN RESPONSABILE CON NOME E COGNOME: PAGHI LUI!
E già che ci siamo, perché non conteggiare anche le somme aggiuntive spese per tutto il resto della fallimentare operazione-Sgarbi? Per fare posto al critico amico sono state promossi – per rimuoverli – due concorrenti che avevano i titoli per Venezia, fra i quali il candidato naturale, il padovano Fabrizio Magani, ora trasferito in Abruzzo con uno stipendio di gran lunga maggiore, e a tempo indeterminato. Stesso discorso per Isabella Lapi, mentre un terzo candidato nelle loro stesse condizioni, Fabrizio Vona, ma non gratificato dalla promozione-rimozione, a sua volta intenderebbe presentare ricorso. Ritardi a parte, sulla pratica e sui ricorsi hanno lavorato per mesi decine di alti magistrati, per arrivare alla conclusione che solo il ministro Bondi si ostinava a non considerare ineluttabile fin dall’inizio: Sgarbi non aveva i titoli amministrativi per quell’incarico.
Chi pagherà, allora? Io un’idea ce l’avrei: Bondi, si prepari a rompere il salvadanaio! O pensa che ancora una volta dovrà pagare lo Stato, cioè noi?