MA SE LA MAGGIORANZA DEL PAESE VUOLE IL TRENO VELOCE?
Perché questo mi sembra un altro punto: la gente ha bisogno (o piacere, fate voi) di muoversi con rapidità e comodità, e questo indubbiamente i nuovi treni lo garantiscono, oltre a costituire una validissima alternativa al trasporto su ruota (e comunque le strade bisogna farle) o via aereo. Questo discorso si potrebbe tranquillamente allargare: chi si mobilita contro l’installazione di un ripetitore, sarebbe disponibile rinunciare al telefonino o al televisore? E chi non vuole discariche, inceneritori etc, cosa pensa che si dovrebbe fare dei suoi rifiuti? Stesso discorso per l’energia, o per le strade, o per qualsiasi infrastruttura che risponde alle esigenze della collettività tutta ma inevitabilmente peggiora la qualità della vita delle singole comunità. E a questo proposito: a quale livello devono essere prese le decisioni di interesse collettivo? Quanto potere di interdizione va lasciato alle comunità locali (e, perché no? magari ai singoli individui?) E se, per paradosso, un territorio che possiede in esclusiva delle sorgenti decidesse di tenersi la propria acqua, e di cederla all’esterno solo a caro prezzo?
LA FRAMMENTAZIONE DEL SENSO DI COMUNITÀ NAZIONALE
Io apprezzo la voglia di partecipazione, di decidere in prima persona, che pervade la società italiana, testimoniata dalle ultime consultazioni elettorali; ci vedo però spesso dentro una grossa difficoltà a conciliare questo protagonismo con le esigenze più ampie, della collettività. In questa frammentazione di ogni istanza collettiva vediamo solo le nostre priorità, che diventano totalmente irrinunciabili (fino a ipotizzarne una difesa violenta); e ogni progetto comune che ci interpelli come comunità nazionale, ad esempio, diventa totalmente irrilevante. Anche questo c’è, a mio parere, dietro le mobilitazioni di questi giorni.
http://www.jacopovenier.it/2011/07/violenza-e-politica-basta-ipocrisie-e-stanche-commedie/