CI SIAMO GIA’ DIMENTICATI IL G8 DI GENOVA?
Bisognerebbe ricordare che 10 anni fa, di questi giorni, si discuteva di come andare al G8 a Genova; e ricordo di aver avvertito, in molte assemblee preparatorie organizzate dai no-global (che allora non erano sinonimo di autonomi e di disobbedienti, ma anche di associazioni e volontariato), che sarebbe bastata una vetrina infranta, un sasso contro un poliziotto, un’auto bruciata, per sviare l’attenzione dei media, e quindi dell’opinione pubblica, dai contenuti delle manifestazioni. Cos’è accaduto poi ce lo ricordiamo tutti.
Di MICHELE SERRA
«Siamo come i galli contro i romani», dicono i no-Tav. Duole ricordare loro che i romani stravinsero, e usando una potenza soverchiante al cui confronto le legioni di Maroni sono una delegazione amichevole. Giocava, in favore dei romani, un salto tecnologico (e politico, scientifico, amministrativo, culturale, burocratico) di qualche secolo. Chi vince soggiogando popoli e paesaggi non è mai simpatico, ma spesso incarna un´idea di mondo più funzionale e dinamica, che sta in piedi perché (e fino a che) favorisce molte più persone di quante ne danneggia. La lotta dei no-Tav ha molte buone ragioni, e a parte i fanatici che usano quel luogo e quella situazione come una palestra (una vale l´altra), un sacco di gente brava, ragionevole e informata è contro quel buco nella montagna. Ma a favore di quel buco c´è l´Europa, e per quanto arbitraria e discussa sia, l´istituzione transnazionale che chiamiamo Europa è la sola speranza che abbiamo di un futuro pensato su larga scala, e condiviso con altri popoli. Un futuro che ci salvi dalla dannazione delle Piccole Patrie, che sono la sentina di ogni grettezza reazionaria, di ogni chiusura di orizzonte. Non possiamo invocarla quando ci fa comodo, l´Europa, e maledirla quando mette il naso nel nostro cortile. O la malediciamo sempre, come fa con qualche coerenza Borghezio, o ne accettiamo lo scomodo ma autorevole patrocinio».
La Repubblica, 28 giugno 2011