Ma cos’è accaduto a una forza che fino a un anno fa (addirittura a qualche mese fa) sembrava destinata a crescere ancora, fino a sottrarre anche agli alleati-avversari del Pdl tutta la rappresentanza politica del Nord, e che adesso sembra sul punto di essere ricacciata nella Pedemontana, e comunque lontana dalle grandi città, dove si sperimentano le novità del futuro?
Con tutte le prudenze del caso – perché qui hanno cambiato idea alcune centinaia di migliaia di persone, le altre si sono limitate a non votare più per il centro-destra – si può forse ipotizzare che le domande a cui la Lega ha promesso di rispondere sono in realtà rimaste inevase (ammettiamolo, a causa anche della crisi economica), mentre il ceto dirigente del Carroccio si infilava a testa bassa e le saccocce aperte in giunte, consigli d’amministrazione e fondazioni bancarie, e la gente se n’è finalmente accorta e ne è rimasta delusa; oppure – e l’afasia di Bossi a Pontida potrebbe esserne il segnale – la tradizionale consonanza fra il Senatur e i suoi ceti sociali di riferimento sta venendo meno, perché è in corso un rivolgimento sociale e culturale che le parole d’ordine della Lega non riescono più a interpretare (è un caso che Bossi abbia parlato di artigiani e contadini, ma non abbia citato fra i ceti da difendere i precari, che pure sono sempre di più e sempre più disperati?).
DUE PARERI A CONFRONTO SULLA FINE DELLA SPINTA PROPULSIVA DEL CARROCCIO
Non lo so, è troppo presto per valutare. Vi segnalo però a questo proposito due interventi, uno di Aldo Bonomi sul Sole 24 ore, alla vigilia di Pontida, che traccia la storia del movimento per arrivare a porsi, nel finale del pezzo, la stessa domanda, e uno di Federico Geremicca, che sulla Stampa di ieri sostiene che sì, la spinta propulsiva della Lega si è esaurita.
microcosmi-anni-lega-081149_PRN.shtml
gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=8876&ID_sezione=&sezione=