È proprio vero che ci sono tante, diverse Italie: quella berlusconiana che urla dalla televisione, che trova giusto e opportuno diffamare gli avversari, ragionevole evadere le tasse, giustificato edificare case abusive, magari nel letto di un torrente o sotto una frana (tanto poi i danni li paga lo Stato, e i morti si dimenticano in fretta); quella leghista che dopo aver promesso “clandestini no, ma profughi si”, ora che arrivano i profughi – per il momento poche decine per città – non ne vuole più sapere di accoglierli. E c’è
AL FESTIVAL DELLA CITTADINANZA: DALLA RESPONSABILITÀ ALLA COMUNITÀ
“LEGGI AD PERSONAM, RIFIUTO DELL’ACCOGLIENZA: SIAMO ALL’EMERGENZA DI CIVILTA'”
«Responsabilità significa dare risposte, ed è quindi un atteggiamento che non attiene solo alla coscienza individuale, ma che apre alla relazione con gli altri – ha aggiunto – In questo senso diventa “corresponsabilità”, che è la base della cittadinanza e premessa per la realizzazione del bene comune. E il bene comune è la condizione per il raggiungimento anche di un duraturo e reale bene personale». Tutto questo implica anche un atteggiamento etico, “senza il quale fra le persone c’è solo complicità, oppure ostilità, o discriminazione”. Ed è questo il punto in cui siamo: purtroppo infatti, per don Ciotti, «ora c’è una grave emergenza di civiltà, situazione che limita il dispiegarsi dei diritti di cittadinanza: leggi approvate non sulla base dell’uguaglianza, ma dell’interesse del singolo, o discriminatorie nei confronti di alcune categorie di persone, come gli immigrati: ma per fortuna ci pensa la Ue a bocciarle; oppure comunità che si chiudono in se stesse per non accogliere il diverso; e nel frattempo vengono magari infiltrate dalla criminalità, come segnalato dalla recente indagine di Bankitalia sul riciclaggio, che arriva ormai al 10% del Pil». Ma senza uguaglianza non c’è legalità, “perché prima delle leggi devono esserci le persone, la loro dignità”. Ma che dignità può esserci, che libertà, se manca il lavoro, se non c’è accoglienza per gli stranieri né solidarietà verso i più deboli, “laddove il fondo nazionale per le politiche sociali è stato ridotto dai 2 miliardi e mezzo di euro del 2008 ai 379 di oggi, ed è in ulteriore calo?”.
CHE FARE? «LA SPERANZA SI CHIAMA IMPEGNO”
Dunque che fare? Studiare, approfondire i problemi, per affrontarli con mente libera e rigore; rifiutare la disinformazione, la delega, il rinvio, l’indifferenza, il conformismo, il privilegio, l’egoismo, la rassegnazione, la demagogia, che sono i nemici della responsabilità; costruire comunità che siano aperte agli altri, non corpi estranei alla società, affinché la città stessa diventi una “comunità di comunità”. Fortissimo l’invito di don Ciotti ai ragazzi presenti, un vero e proprio regalo, una ricarica di passione e di energia, ma un regalo scomodo perché va in controtendenza rispetto a tutto ciò che si muove nella società, e quindi predispone ad un confronto duro con quello che propagano i media come modello vincente e pervasivo: ma esperienze come quella Libera, coi suoi milioni di firme raccolte contro l’illegalità, la legge per la confisca dei beni ai mafiosi e il loro utilizzo sociale, le migliaia di richiesta di giovani di tutta Italia di andare a lavorare in quei campi nelle loro vacanze, sono tutti segni che fanno sperare: perché, ha concluso don Ciotti, «La speranza si chiama impegno, ribellione contro l’impotenza». E ai ragazzi ha regalato nel finale qualche verso di un grande poeta e predicatore friulano, ormai quasi dimenticato, padre David Maria Turoldo: “Torniamo al tempo del rischio,/ a fare delle nostre rare speranze/ il mazzo come di spighe/ raccolte dai campi più devastati”.
ECCO IL LINK COL PROGRAMMA DEL FESTIVAL DELLA CITTADINANZA:
http://www.festivaldellacittadinanza.it/