“NON SAPPIAMO DOVE APPRODERANNO LE RIVOLUZIONI”
Per tornare alle rivoluzioni che prima ci hanno entusiasmato e adesso ci inquietano, lui dice che è il caso di andarci coi piedi di piombo, perché “nessuno può dire esattamente a cosa porteranno. Se promuoveranno la democrazia, e nuovi diritti individuali per i cittadini, benissimo. Ma l’Occidente dovrà essere pronto a valutare anche forme di democrazia diverse da quelle che siamo abituati a considerare tali, modelli di evoluzione delle istituzioni diversi da quelli che ci aspettiamo”.
“NON SI FANNO LE RIVOLUZIONI PER POI SCAPPARE”
Ora da quei paesi è ripresa una massiccia emigrazione verso l’Italia. Da parte nostra c’è il timore che troppi nuovi arrivati finiscano per stravolgere la nostra identità…
“No, non è possibile. Le nostre sono identità storiche e consolidate, non vengono messe a repentaglio da 20mila immigrati. Certo, è pur sempre anche una questione di numeri: qualcuno parla di centinaia di migliaia di possibili emigranti verso l’Europa, gente che potrebbe approfittare dell’attuale carenza di controlli per andare a cercare fortuna altrove: non ci sarebbe la possibilità di accoglierli tutti: ma questa è semmai una questione economica e politica”.
Cosa dovrebbe fare l’Occidente, che ora teme una sgradita e inaspettata invasione di immigrati?
“L’ideale sarebbe aiutarli a casa loro, per impedire il tipico male africano della fuga dei migliori cervelli. Ma devono essere aiuti reali, da annunciare subito, come misure anti-crisi, o borse di studio per i giovani che accettano di rimanere nel loro paese e di fare la loro parte nella ripresa. Non si fanno le rivoluzioni per poi scappare…”