Ecco come la racconta lui sul quotidiano di Berlusconi-Sallusti:
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Ora (ammesso che il pargolo esista davvero e non sia un artificio retorico per esporre in pillole tutto il meglio della vulgata berlusconiana sul Rubygate) a me risulta che a 13 anni
E invece il figlio di Veneziani si esprime come un incrocio fra Ghedini e Quagliariello (orrore!), e il padre invece di preoccuparsi se ne compiace. Da vero sofista, per di più, finge di non saper cosa rispondergli quando il virgulto gli chiede se la ragazza è stata pagata con fondi pubblici: naturalmente no, gli dice, tacendogli che le compagne di letto del “bisnonno” finiscono a lavorare nelle televisioni (anche pubbliche) o peggio in politica con compensi sontuosi. E sorvola sul fatto che prestare i propri servigi sessuali a qualcuno in cambio di soldi o benefici significa prostituirsi.
D’altra parte, lo capisco: forse dovrebbe spiegare al ragazzo che anche chi tradisce il mandato degli elettori per sostenere, in cambio di altri benefici, il traballante governo del Premier, tecnicamente si prostituisce; e anche chi vende la propria intelligenza scrivendo certe cose sui giornali del suddetto, appartiene alla categoria.
Ma forse allora il tredicenne così sveglio comincerebbe a temere per la paghetta, il motorino in arrivo, l’Ipod, e gli direbbe: “Papà, non ti preoccupare, continua così. Solo, magari, comincia a usare uno pseudonimo…”