Credo fosse Andy Warhol che sosteneva che per diventare famosi nella nostra epoca bisognava mettere nel conto anche il ridicolo. Non credo però che si riferisse agli uomini di Stato.
Il nostro premier, invece, evidentemente si. Egli è la dimostrazione plastica dell’aforisma di Napoleone secondo cui “dal sublime al ridicolo c’è soltanto un passo”. Quel passo Berlusconi l’aveva già superato abbondantemente quando si erano diffuse le intercettazioni delle sue amate fanciulle, e in particolare quella in cui la sua amante Nicole Minetti (che ha ammesso con i giudici di avere avuto rapporti sessuali con lui) lo chiamava “culo flaccido”: che è notorialemente la locuzione con cui vengono definiti nel mondo occidentale i leader di governo e i grandi uomini politici.
Gli americani, ovviamente, fanno i propri interessi. Ma noi italiani facciamo i nostri, mantenendo Berlusconi nel posto che inopportunamente occupa da quasi due decenni? Mi piacerebbe chiederlo agli “irresponsabili” che uno alla volta stanno tornando all’ovile, a leccare la mano al pastore pazzo e potente che governa il gregge Italia.