“I fischietti stavano lì in fila su delle tavole posate su cavalletti: davanti i più piccoli che costavano dieci centesimi, erano i più semplici: una gallinetta alta cinque centimetri che non aveva colori se non quello naturale della terra; ma il suono, soffiando nella coda, era di solito il più acuto e limpido”.
“Poi venivano i galletti, con un po’ di colore sulla testa e sulle ali e otturando o aprendo il foro che avevano sul petto si otteneva un suono più modulato: costavano venti centesimi. Quindi seguiva la fila delle galline e dei galli completamente dipinti, dal suono più pieno e pastoso a volte, uno su tanti, persino flautato. Dietro venivano quelli più costosi, dai colori vivaci e con le figure più varie: a cavallo di un gallo, carabinieri in alta uniforme, ussari, corazzieri, zuavi, cavalleggeri. Figure settecentesche o ottocentesche degli eserciti europei, specialmente napoleonici. Suonando pareva emettessero suoni marziali!”
Mario Rigoni Stern così racconta la sagra dedicata dal paese di Canove (uno dei pochi a potersi fregiare dello stesso patrono della Serenissima, San Marco) ai tradizionali cuchi, fischietti (anzi: flauti globulari) di terracotta, che ancora oggi vengono acquistati dai ragazzi per essere donati alle ragazze: le quali avrebbero ricambiato (auspicabilmente) il giorno della Rogazione o dell’Ascensione con un uovo colorato.
IL MUSEO DEI CUCHI NELLA APP SUI LUOGHI DI RIGONI STERN
Il “regno dei cuchi” è raccontato nell’applicazione Iluoghidimariorigonistern, scaricabile gratuitamente per Mac e Android.