WASTELAND, DI MARIA CRISTINA FINUCCI: UN’OPERA DI TAPPI DI PLASTICA CHE DEBORDANO SUL CANAL GRANDE
A giugno questo nuovo stato, che ha già ottenuto un (simbolico) riconoscimento internazionale, sarà presente alla Biennale di Venezia con l’installazione di Wasteland, di Maria Cristina Finucci (a sinistra), un’opera complessa che comprende numerosi interventi dell’artista italiana presentati lo scorso 11 aprile a Parigi, nella sede centrale dell’UNESCO.
Maria Cristina Finucci, per la rappresentazione a Venezia del nuovo Stato, ha ideato una specifica installazione: una marea di tappi di plastica colorata, imbrigliati da reti che dal padiglione trapassano verso il Gran Canal, metafora e immagine dello straripare della plastica e dei rifiuti in tutti i mari e gli oceani del pianeta. All’interno del padiglione, la sua video-opera “ Dentro” , proiettata a 360°, darà allo spettatore la sensazione di essere immerso in un mare di plastica.
PER LA PLASTICA MUOIONO OGNI ANNO DUE MILIONI DI ANIMALI: MA LA STIAMO MANGIANDO ANCHE NOI
Patrocinata dal Ministero dell’Ambiente Wasteland è un’opera pensata per sensibilizzare il mondo intorno a un problema che cresce minuto dopo minuto ed è immenso: già oggi, se si potessero raccogliere tutte le immondizie che galleggiano su mari e oceani e quelle più pesanti, che ne tappezzano i fondali, si creerebbe un deposito di rifiuti più esteso dell’Himalaya e più alto dell’Everest.
Nel solo gorgo tra Hawaii e Giappone, nel Pacifico, si calcola “galleggino” 3,65 milioni di tonnellate di plastica. Circa 1 milione di pesci e altrettanti gabbiani muoiono all’anno per occlusione da ingestione di oggetti di plastica. Il problema però è anche di natura organica perché i microframmenti di quella plastica buttata nei mari creano un “brodo” che è scambiato dai pesci per plancton. Così quelle sostanze, incamerate nelle carni dei pesci, arrivano a noi che a nostra volta le incorporiamo nei nostri organismi.
UN’OPERA A CUI POSSIAMO COLLABORARE TUTTI
Nella realtà, in queste lande tossiche, pesci, mammiferi marini e gabbiani sono tutti intossicati e deformati dalla plastica. Invece le nuove popolazioni create dall’artista e dagli studenti sono formate da speciali creature intelligenti, cittadini consapevoli del loro nuovo Stato cui danno regole, dove ogni abitante conta per il suo peso. Popolazioni che parlano una babele infinita di lingue, quante le nazioni da cui provengono, che sono di tutti e di nessun sesso, non solo maschi o femmine, maestri del vivere alla giornata, ma con la consapevolezza di essere quasi eterni, come le immondizie di plastica.
Anche l’opera, nella volontà dell’artista, è di tutti: chiunque infatti, sul blog del sito garbagepatchstate.org,potrà rendersi protagonista di questa Azione collettiva, sentirsi cittadino responsabile di uno Stato che oggettivamente ci appartiene essendo formato anche dai sacchetti di plastica, dai giocattoli rotti, dai palloni dimenticati da ciascuno di noi.
Il padiglione nazionale rappresenta solo uno dei momenti che l’artista si è data come mission: alleare l’arte all’ambiente, per sensibilizzare tutti noi attraverso la forza del linguaggio artistico su un tema così importante, dato che l’arte può toccare corde che la pura informazione scientifica stenta a far risuonare.
Per informazioni: www.thegarbagepatchstate.org