Ora, chi mi conosce sa che non ho mai simpatizzato per chi inquina la protesta con la violenza: penso che sia il modo più efficace per ridurne la portata e soffocarla, quindi per neutralizzare il dissenso. È esattamente quello che è accaduto nel 2001 al G8, per colpa di un nucleo ristretto di black bloc ma anche per responsabilità di gruppi più consistenti come i no global, che non seppero o non vollero neutralizzarla.
PER I NO-GLOBAL 90 ANNI DI CARCERE, PER I POLIZIOTTI LA MERA RIMOZIONE DAL SERVIZIO
Penso tuttavia che il confronto fra le due sentenze sia rovinoso per la nostra democrazia, tanto quanto fu devastante l’azione dei black bloc a Genova per il movimento: novant’anni di carcere da una parte, la mera rimozione dal servizio per i capi dei poliziotti picchiatori dall’altra (con condanne lievi azzerate dall’indulto). Diventa inevitabile infatti chiedersi che cosa sia più grave per la giustizia italiana: distruggere delle cose e scontrarsi con le forze dell’ordine, oppure picchiare a sangue degli innocenti e poi costruire prove false per inguaiarli? Col piccolo dettaglio che da una parte ci sono dei militanti (pseudo)rivoluzionari che hanno in odio lo Stato, dall’altra dei servitori dello Stato stesso, che ad esso hanno giurato fedeltà, e in quanto tali dovrebbero essere garanti dei diritti di tutti, compresi i no-global.
Non si dice, naturalmente, che i colpevoli della devastazione non dovessero essere puniti, ma tale disparità di trattamento tra i due gruppi di imputati erode pesantemente la soddisfazione per il riconoscimento (seppure limitato e tardivo) delle proprie colpe da parte dello Stato, venuto con la prima sentenza.