Risulta dunque che i migliori studenti d’Italia, almeno rispetto a quei dati, stanno tutti a sud. La Calabria in particolare sembra essere una regione di geni: quasi il 10% dei maturi, infatti, risulta promosso con 100 e oltre: l’1.5% infatti ottiene addirittura la lode, e l’8.2% “solo” il 100. Altra regione baciata in fronte dal dono dell’intelligenza e dell’impegno giovanili è la Puglia: 7,3 su 100 sono i “centini” e addirittura 1.6 su 100 i lodati. La media nazionale è rispettivamente di 5.5 e di 0.9 studenti su 100.
SOTTO IL PO TUTTI PROMOSSI E CON LA LODE
Ma anche nella percentuale dei promossi primeggiano le regioni meridionali: a fronte di una media nazionale del 99.2% (lo scorso anno erano solo 98,4) la Basilicata ha fatto registrare la vetta del 99.9%, seguita da Calabria (99.8), Campania (99.6) e Puglia (99.5).
UNA CLASSE INTELLETTUALE POCO RIGOROSA
Fin qui i dati. Ora una considerazione: siccome non risulta (come sostengono le barzellette) che la distribuzione dell’intelligenza e dell’impegno privilegi certe regioni e certe popolazioni rispetto ad altre, né che le scuole meridionali primeggino per qualità, se ne deve dedurre che i professori sono semplicemente più di manica larga. E questo, oltre ad alimentare il fastidioso pregiudizio “pre-leghista” di cui dicevo all’inizio (e viene da chiedersi a questo punto se sia davvero un pregiudizio) non fa neppure il bene dei ragazzi. Cosa se ne faranno di un 100 e lode ottenuto senza troppo sforzo quando dovranno confrontarsi con i compagni settentrionali ed europei (e i dati in proposito sono impietosi), e soprattutto con il mercato del lavoro?
La classe intellettuale e dirigente meridionale (e ci metto anche gli insegnanti) dovrebbe cominciare a confrontarsi con questi vizi ancestrali, se davvero – come dice – vuole tenere unita l’Italia.