di MICHELA MURGIA*
L’agriturismo è il luogo dove la tradizionale ospitalità sarda si sublima in un affare economico senza intermediari, offrendo al turista un assaggio bucolico di quella che le agenzie chiamano volentieri “la Sardegna più autentica” (…)
Le accezioni dell’aggettivo “tipico” vengono molto spesso modificate secondo le aspettative che hanno gli ospiti sulla presunta sardità, arrivando così a confezionare gustose rappresentazioni ad uso e consumo dei visitatori estasiati, che tornano a casa propria convinti di essere penetrati, loro soli, nel cuore inaccessibile dell’isola (…)
Però è difficile credere che l’indipendenza sarda possa passare per la dipendenza da questa immagine dell’isola, tanto falsa quanto facilmente commerciabile. L’agriturismo praticato in questa maniera è l’evoluzione economicamente abbordabile del soggiorno costasmeraldino, con le sue villette finto tipico, le sue stradine in pietra finto rustica e i suoi giardini in finta macchia mediterranea (…) Un’evoluzione redditizia e in via di espansione, che trova sempre più estimatori fra i sardi stessi, non sempre consapevoli di cosa sia necessario sacrificare in cambio di questa identità prestata.
*da “Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede” (Ed. Einaudi)
UN PEZZO DI TERRITORIO “STRANIERO”
A proposito di queste questioni, ieri abbiamo visitato un luogo emblematico: si chiama Costa Paradiso
L’impressione, nonostante la cura dell’arredo, è da “Costa Smeralda dei poveri”, e le domande che sorgono spontanee sono: “Ma i sardi si rendono conto che stanno svendendo pezzi della loro terra, e insieme della loro storia e della loro identità? E il loro orgoglio leggendario? E le ribadite rivendicazioni indipendentiste? E la bandiera regionale esibita in ogni ufficio, ogni chiosco, ogni stabilimento balneare?”
BERLUSCONISMO DA SPIAGGIA
Come ciliegina finale in riva al mare cogliamo un interessante scampolo di conversazione fra due settantenni, lui un po’ bauscia, lei molto signorona, ancora prestante e con qualche pretesa. L’argomento sono le ragazze di Berlusconi, e i due danno sfogo all’intero repertorio sciorinato in questi mesi dai giornali del premier: Ruby avrà pure 18 anni ma è proprio una puttana (e la Boccassini… pure), le ragazze sono sedute sul proprio capitale, l’uomo è uomo e se ha la possibilità allunga le mani, basta coi falsi moralisti eccetera eccetera. Berlusconi dovrebbe mandarli tutti a remengo, e godersi i suoi soldi (su questo concordiamo, più o meno) “tanto non ha mica bisogno della politica…” Tremonti però, ad esempio, non gode mica della stessa comprensione, e l’anziano anzi si mostra deluso per la faccenda della casa romana utilizzata gratuitamente dal ministro…
Lui a lei: “Beh, me ne vado. Hai visto la mia Vespa, ti piace?”
Lei a lui: “Ci, certo, ma dove la tieni?”
“Ho un portico di fianco a casa, ma è un po’ all’aperto. Sto aspettando che facciano un condono, così chiudo tutto con quattro pareti, faccio una bella sanatoria e ho un pezzo di casa in più”.
No comment!