Eravamo una trentina, forse meno. E ci incontrammo in un grande caseggiato popolare in viale Regina Margherita, che adesso non c’è più. Era abitato dalle famiglie dei ferrovieri. Ci abbracciammo, e a un certo punto il padre di uno di noi, un vecchio socialista perseguitato dal fascismo (che era poi il padrone di casa) si mise al pianoforte e con la faccia contratta per la commozione cominciò a suonare una musica solenne, che io non avevo sentito mai. Era l’Internazionale. Mi sembrò bellissima, e all’improvviso dalle finestre degli altri appartamenti che davano sul cortile si affacciò la gente e si mise a cantare.
Alfredo Reichlin (“Il midollo del leone”, 2010)
Cit. in Mario Isnenghi, “Storia d’Italia” (Ed. Laterza)