Sergio Frigo

DOLOMITI-UNESCO, UN LOGO ORRIBILE MA RIVELATORE

Ci sono immagini che nella loro semplicità svelano in un istante, anche involontariamente, dei risvolti delle situazioni che fino a quel momento non riuscivano a cogliere. E’ il caso, nella sua bruttezza, del logo scelto per la Fondazione Dolomiti-Unesco. Mi associo totalmente a quanto ha dichiarato nei giorni scorsi Reinhold Messner (“Sembrano grattacieli, va bene per pubblicizzare New York”) e anche alla petizione lanciata in rete per bloccarlo.

Ma non posso non rilevare che forse il disegno qualcosa rivela, involontariamente, del modo con cui guardiamo alla montagna: con occhi di cittadini, con scarso rispetto, con l’idea nemmeno tanto recondita di rendercela sempre più accessibile, cementificata, plastificata. Magari quel logo è lungimirante: non saranno così, oggi, le Dolomiti, ma rischiano di diventarlo, se non ci diamo una regolata. Con gli effetti devastanti sul territorio sottostante. Mario Rigoni Stern ricordava sempre che «Quando la vita non ci sarà più in montagna, non ci sarà più nemmeno in pianura».

http://www.montagna.tv/cms/2010/11/10/messner-quel-logo-sembra-new-york/


 

CORRIERE DELL’ALTO ADIGE

10/11/2010

Peggio della rana

di Gabriele de Luca

Diciamolo senza tanti giri di parole e soprattutto evitando di cadere nella trappola micidiale costituita dalla frase «sui gusti non si discute». Il logo scelto per il marchio della Fondazione Dolomiti-Unesco (quella che dovrebbe fornire un contributo alla conservazione e allo sviluppo sostenibile delle Dolomiti) è di una bruttezza più unica che rara. Quattro forme stilizzate — in teoria cime montane, in pratica grattacieli — spuntano da un cumolo di neve. Dietro c’è uno sfondo rosso che odora di plastica e vernice. A fianco quattro scritte (Dolomiti, Dolomiten, Dolomites, Dolomitis) in grigio metallico. Più che un patrimonio dell’umanità, il logo ricorda un’insegna per un’azienda di profilati. Chissà come è stato possibile arrivare a tanto.

Tecnicamente, la spiegazione è semplice. È stato fatto un concorso, al quale hanno partecipato più di trecento concorrenti, e una giuria, composta da cinque persone, ha deciso. Et voilà, les jeux sont faits. Senza voler pensare male, dovremmo supporre che i progetti «perdenti» siano stati di livello addirittura inferiore a quello che ha trionfato (un trionfo che, per inciso, porta in dote agli artefici la cospicua somma di trentamila euro). Spiegazione semplice ma un po’ deprimente. Anche se il logo con i quattro «grattacieli dolomitici» fosse risultato il «meno peggio», qualcuno, con un sussulto di ribellione estetica, avrebbe dovuto impedire che si realizzasse una scelta del genere.

Tra i molti commenti di sdegno che si sono spontaneamente levati alla vista di cotanta bruttura, spicca per contrasto quello dell’assessore provinciale Michl Laimer: «Si tratta— ha dichiarato— di un logo molto riuscito, graficamente gradevole e incisivo, ma anche del tutto funzionale e appropriato ai nostri scopi». Visto che l’immagine della quale stiamo parlando ha la perversa capacità di trasformare un magnifico paesaggio naturale in una quinta di vetro e cemento, non è il caso di sottovalutare quali potrebbero essere gli scopi che ha in mente l’assessore Laimer.

Due anni fa, ricorderete, una rana crocifissa esposta nel Museion di Bolzano scatenò l’ira funesta di molti cittadini. Qualcuno fece persino uno sciopero della fame pur di rimuoverla dal muro sul quale era appesa. Anche se il logo non ambisce certo a qualificarsi come opera d’arte, il danno causato in termini di gusto e sensibilità rispetto all’oggetto che vorrebbe rappresentare reclama a mio avviso una reazione altrettanto veemente. Magari servirà a nulla — difficile, se non impossibile, che si torni sulla decisione presa— però sarebbe comunque un segnale da dare.

DOLOMITI-UNESCO, UN LOGO ORRIBILE MA RIVELATOREultima modifica: 2010-11-12T11:21:30+01:00da
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