Io personalmente sono stato appena sfiorato dal pericolo acqua, e solo per interposte persone. Per il resto ho continuato ad andare e venire fra Padova e Venezia tranquillamente, a lavorare, a vedere gente, a interessarmi del dibattito politico nazionale. Solo la lettura dei giornali locali, e soprattutto le immagini dei tg3 regionale, mi hanno infine portato a prendere atto della drammaticità di quanto accaduto, a rendermi conto di cosa significa per migliaia di concittadini aver dovuto abbandonare la propria casa e le proprie attività all’assedio dell’acqua, e trovarsi ora con la televisione, il frigorifero, la lavatrice da buttare, i mobili e i vestiti marci, la macchina rovinata dal fango, i prodotti del proprio lavoro da mandare al macero.
UNA DISGRAZIA “LONTANA”
In realtà tutti abbiamo visto, ma come si vede una disgrazia lontana, quasi respirando di sollievo perché non è toccato a noi: eppure il dramma si sta svolgendo a due passi dalle nostre case asciutte, dai nostri bar affollati, dai nostri televisori sintonizzati sullo scontro tra Berlusconi e il resto del mondo, sta toccando nostri concittadini con i quali dovremmo condividere tutto, non sconosciute e lontane popolazioni orientali o sudamericane… Un prossimo più prossimo di così, dove lo troviamo?
“Aiutateci”, dicono gli intervistati, e pensano al Comune, alla Regione, allo Stato. “Aiutateci”, dice a Roma il governatore Zaia. Fa bene, ma sappiamo tutti che le casse pubbliche sono desolatamete vuote, e che se soldi arriveranno saranno pochi e chissà quando. Ma noi, i veneti risparmiati dal dramma, non possiamo proprio fare niente?
E’ IL MOMENTO DI MOSTRARE CHE SIAMO UNA COMUNITÀ
Certo, a Vicenza sono accorsi duecento volontari per dare una mano a spalare il fango, ma sono una goccia nel mare; e la solidarietà collettiva mi pare che non sia affatto scattata. Qualche banca ha annunciato degli aiuti, la Caritas si sta attivando, ma il resto della società veneta? Sbaglio o tutta presa dai propri affari è rimasta sostanzialmente indifferente? Perché non ci sono più volontari ad affiancare la protezione civile? Perché nessuno, al momento, ha organizzato una sottoscrizione pubblica? La gente di sinistra, da sempre attenta a questi temi, perché non si attiva per dare una mano? E la Lega, con tutti i suoi discorsi sul popolo veneto, perché non mobilita i suoi militanti in aiuto alle popolazioni colpite? È possibile che in questo momento si riescano ad esprimere solo lacrime e rabbia?
Spero di essere smentito nei prossimi giorni, ma per il momento mi sembra che – prigionieri del nostro individualismo – abbiamo dimenticato che siamo una comunità. O se lo siamo, abbiamo smarrito i modi e gli strumenti per dimostrarlo. E non c’è nessuno più ad indicarceli.
LA SOTTOSCRIZIONE DELLA CARITAS
Per chi volesse dare una mano il conto corrente postale della Caritas diocesana di Padova è il seguente: 10292357 specificando nella causale “Alluvione novembre 2010”; eventuali bonifici bancari, intestati sempre a Caritas – Diocesi di Padova, vanno fatti presso la Cassa di Risparmio del Veneto, Agenzia 20 di Padova. Iban IT 86 T 06225 12150 07400338020K