00002208_Uomini_di_Dio._Spogli_e_liberi..html
Però dopo che lo hai visto il film ti continua a lavorare dentro, in un modo che ora cercherò di trasmettervi. Il nodo, per me almeno, è come esso si confronta con la fede, sulla scorta delle testimonianze lasciate dai monaci protagonisti.
Ebbene, qui vedi degli uomini incerti, impauriti, anche divisi fra loro in molti momenti (sul restare o sul fuggire, soprattutto), eppure tenuti insieme dall’amore vicendevole, e dallo stesso amore sorretti nella missione che si sono dati, fino all’eroismo. Li vedi rifiutare ogni compromesso col potere, con i ribelli, persino con la propria coscienza, nel nome della fedeltà al Cristo che li ha voluti compagni dei più deboli e indifesi. Vedi soprattutto delle persone inermi che vincono, e vincono proprio mentre soccombono, perché non tradiscono i valori ultimi della propria fede: esemplare a questo proposito il testamento spirituale lasciato da Frére Christian, il priore, che si fa carico – in quanto uomo e in quanto credente – della responsabilità della violenza che lo travolgere, fino ad arrivare ad assolvere l’Islam e a ringraziare il proprio carnefice. Leggetelo, è una grande pagina di fede e di amore per la vita e per l’umanità, in un momento in cui in troppi si dicono invece pronti a marciare dietro un Dio vendicatore della Cristianità.
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Ci voleva un regista dichiaratamente non credente per farci riscoprire la forza e la bellezza di una Fede che molti di noi hanno avuto il privilegio di praticare, o almeno la fortuna di conoscere, e magari anche la libertà di perdere.