perfettamente a suo agio su questi temi. Entrambi tecno-entusiasti, ovviamente, col sottoscritto a fare la parte dell’avvocato del diavolo.
Marchiori ha raccontato i suoi inizi, quando il fatto di dover fare le sue ricerche, all’Università di Padova, su un unico
Ora, all’università di Padova, va decisamente meglio, e nel suo settore può continuare a collaborare con gli americani via internet.
Marchiori si occupa in particolare delle relazioni fra le Rete e le persone, visto che la tendenza del Web – dopo anni di separatezza un po’ autoreferenziale – è di entrare sempre più nella società circostante. Affascinante, indubbiamente, ma anche un po’ inquietante.
Io personalmente – pur apprezzando i vantaggi della tecnologia – mantengo delle precise riserve sull’influenza delle macchine sul nostro modello di convivenza (vedi post del 4 e 6 agosto scorsi); riserve accresciute, semmai, dalla considerazione – emersa anche dall’incontro di domenica – che alle macchine, ai computer collegati in rete, in questo caso, abbiamo affidato una mole di conoscenze che noi uomini non riusciamo più a gestire, a collocare, persino a comprendere; non solo: i motori di ricerca come Google (o i social-network come Facebook) sono di fatto diventati i tenutari di gran parte dei nostri segreti (basta schedare quali siti visitiamo, o le persone con cui veniamo in contatto), ma anche i luoghi in cui si seleziona la nostra conoscenza, l’agenda dei nostri interessi.
E non sappiamo come questo avvenga; Marchiori ha fatto un bell’esempio a proposito degli elenchi di risultati forniti da Google quando lanciamo una ricerca, e sappiamo che ben il 98% degli utenti si ferma alla prima pagina proposta dal motore, per cui di fatto chi si colloca alla terza o quarta pagina rimane sostanzialmente invisibile al pubblico: ma in base a quali criteri avviene la selezione di questi risultati? E’ come se partecipassimo alle elezioni, infilando le nostre schede nell’urna, e poi qualcuno, senza la presenza di scrutatori, rappresentanti di lista, controlli etc. ci comunicasse i risultati.
Non per questo bisogna bloccare la ricerca e frenare la tecnologia, ammesso che fosse possibile: Marchiori ha ricordato che quando fu inventata la scrittura illustri filosofi del passato, come Socrate, erano contrari, perché essa avrebbe fossilizzato il pensiero rispetto alla libertà assicurata dalla sua trasmissione orale. Sappiamo com’è andata, per fortuna (nostra e anche del pensiero di Socrate).
Zanonato ad esempio ha fatto capire come grazie a web e social network (il cosiddetto web 2.0) sia possibile instaurare nuovi rapporti, più diretti, con i cittadini: soprattutto rispetto alla fruizione passiva, come avviane con la televisione, i nuovi mezzi consentono una comunicazione reciproca, il cittadino stesso può dire la sua direttamente al sindaco, con indubbi benefici per la vita democratica. Insomma, sulla Rete avanza anche un nuovo protagonismo delle persone normali.
Il dibattito, naturalmente, è aperto.