Rispondendo ai rilievi di Sergio Giordani sul deficit accumulato dalla mostra sui dinosauri al San Gaetano l’ex sindaco Bitonci e il suo assessore alla cultura Cavatton – pur ammettendo un passivo contenuto – hanno evidenziato che con i suoi 170mila visitatori l’esposizione è stata la più visitata di sempre a Padova.
Per capire chi ha ragione bisogna porsi preliminarmente una domanda: perché si organizza una mostra? Le risposte, in estremissima sintesi, sono due: per fare cultura o per fare soldi. Temo che da questo punto di vista gli obiettivi siano entrambi falliti.
Le mostre che fanno cultura sono quelle che valorizzano una ricerca o una scoperta, e che lasciano un’impronta significativa nell’ambito della disciplina in cui si muovono o nel territorio che le ospita, promuovendo le risorse scientifiche, artistiche o umane che esso esprime. Mi pare di poter dire che nessuna di queste condizioni si è verificata nel caso della mostra sui dinosauri. Ciò che invece era accaduto ad esempio con una mostra numericamente meno visitata, come quella del 2013 sul Bembo, ma di cui ancora si parla nel mondo (e non solo in quello accademico), o in precedenza con quella sul “futuro di Galileo”: senza negarsi, peraltro, alle emozioni e al divertimento, che devono essere le altre componenti (importanti ma non esclusive, sennò sarebbero dei luna park) di queste iniziative.
Ma, come si è detto, Bitonci e Cavatton replicano con i numeri e le ricadute economiche. Anche qui, il trionfalismo pare poco giustificato: per fare un paragone, la mostra sugli Impressionisti in corso a Treviso (cioè una città con metà degli abitanti di Padova) sta realizzando numeri di gran lunga superiori, con visitatori da tutta Italia e ricadute di immagine incommensurabili rispetto a quella dei dinosauri, e soprattutto nessun costo per il Comune, che anzi si è portato a casa (a spese dei promotori di Linea d’Ombra) un restauro da 600mila euro dei locali che la ospitano.
Possiamo dunque convenire con qualche addetto ai lavori: se Il Sole 24 ore, organizzatore della mostra sui dinosauri, fosse riuscito a stipulare in altre città italiane altri contratti analoghi a quello – munifico – strappato a Padova, non avrebbe i bilanci disastrati.
Quanto all’amministrazione Bitonci, anche in questo caso si conferma che nella gestione della cultura ha gestito male le già scarsissime risorse pubbliche, e reso alla città un servizio mediocre.