SONO IN PENSIONE…

IMG_2203Per principio non parlo mai pubblicamente del mio lavoro, né di me, ma qui faccio un’eccezione, visto che da oggi sono in pensione, anticipata grazie purtroppo alla pesantissima crisi che sta investendo il mondo dell’informazione, colpito a tutte le latitudini da un drammatico calo di risorse (copie vendute e pubblicità) che rischia di minarne la qualità e l’autorevolezza (e con esse la qualità della democrazia, Trump insegna).

Ma se permettere, oggi non intendo parlarvi di questo, ma – un po’ presuntuosamente – di me stesso e del mio lavoro di giornalista: un lavoro che mi ha dato tantissime opportunità, mi ha permesso di occuparmi da vicino dei fatti della gente, esaudire molteplici curiosità, incontrare personaggi straordinari, vedere luoghi che non avrei mai visitato: e per raccontare tutto questo sono stato anche pagato… Certo, non sono state tutte rose e fiori, ma se devo tracciare un bilancio, direi che la quantità di arrabbiature che il lavoro mi ha procurato negli anni non si è nemmeno lontanamente avvicinata alle soddisfazioni che ho ricevuto.

I MIEI NON-SCOOP

Anche se non ho all’attivo grandi scoop, né articoli memorabili, né reportage da guerre lontane o paesi esotici, svuotando cassetti e scaffali in ufficio, nei giorni scorsi, mi sono ripassati davanti decine di episodi, incontri, situazioni degni di nota, testimonianze di un tentativo costante (e con esiti naturalmente altalenanti) di guardare e raccontare la quotidianità da punti di vista non consueti: non a caso fra i miei articoli che hanno avuto maggiori riscontri, uno riguardava… i patimenti infiniti per il restauro della mia casa (decine e decine di lettere), l’altro (ripreso persino in Germania, Belgio e Giappone) una singolare iniziativa concepita in un bar del mio Altopiano, dove qualche anno fa si installò un orologio marcatempo con tanto di cartellino da far timbrare… agli avventori.

IL GIORNALISMO BUONO

In generale, comunque, ho sempre cercato di essere prima un giornalista “buono” che un “bravo” giornalista, convinto (con Kapuscinski) che il rispetto e l’empatia verso le persone – piuttosto che il cinismo, come si ritiene comunemente – siano le condizioni essenziali per svolgere bene questo mestiere: anche se più di una volta mi sono trovato a domandarmi se quello che stavo facendo fosse utile, o non piuttosto dannoso, per la collettività. In ogni caso, comunque, ho sempre avuto come giudice del mio lavoro la mia coscienza, più che il giudizio dei miei direttori o degli stessi lettori. Certo, di errori ne ho fatti molti, ma mai in malafede, e se non sempre ho potuto raccontare tutta intera la verità delle cose, non ho mai scritto niente che sapevo non essere vero.

LE DOMANDE DA PORSI

Non credo poi di essere mai stato ruvido o aggressivo, ma ho sempre posto (e mi sono posto) le domande che andavano fatte, anche quando erano scomode e sgradevoli, ripetendole se necessario, quando le risposte erano evasive, e regolandomi poi di conseguenza. A ben vedere, questa è l’unica cosa di cui vado fiero, e che mi piacerebbe trasmettere ai colleghi più giovani e a coloro che – anche di questi tempi – cercano ancora di accostarsi a questo mestiere: ben sapendo che la loro strada sarà molto più in salita della mia.

 

SONO IN PENSIONE…ultima modifica: 2017-02-28T01:15:10+01:00da sergiofrigo
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2 risposte a SONO IN PENSIONE…

  1. Annalisa Bruni scrive:

    Posso testimoniare che quanto scrivi è proprio vero, Sergio: lavorare con te come ufficio stampa è stato piacevole. In te ho trovato sempre un interlocutore attento, sensibile, intelligente e onesto. Chi tormenterò, adesso, con i miei comunicati stampa e le mie telefonate? 🙂 Un abbraccio e… buona vita!!

  2. Paolo Giaretta scrive:

    Carissimo Sergio,
    leggo solo oggi il tuo “addio” alla professione. Quello che hai scritto è assolutamente vero. Hai fatto del giornalismo serio, perciò buono, rispettoso senza transigere sulla verità, perciò vero. Lo posso dire avendoti avuto per tanti anni interlocutore esigente. Non mi hai mai fatto sconti ma hai sempre cercato di capire la fatica dell’amministrare.
    Adesso hai iniziato una vita altra. Che sarà buona, perché immagino che avrai tante idee in testa. Di bei libri e di belle iniziative culturali, per il tuo Altopiano ed oltre. Ti confermo che da pensionati si può stare molto bene, usando ben il tempo.
    Un abbraccio
    Paolo

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