GIORGIO LAGO, DIECI ANNI DOPO: UN GRANDE GIORNALISTA E UN UOMO BUONO

LagoSe fosse ancora in vita in questi giorni Giorgio Lago festeggerebbe il recentissimo arrivo di un nipotino che porta il suo stesso nome. Il grande giornalista invece se n’è andato esattamente dieci anni fa, come oggi, dopo una lunga e dolorosa malattia.

Oggi alle 17,45 all’Università di Padova amici, colleghi e studiosi presentano un libro a lui dedicato, con un dibattito moderato da Paolo Possamai a cui interverranno Ilvo DIamanti e Gian Antonio Stella.

http://www.ordinegiornalisti.veneto.it/index.php?option=com_content&view=article&id=366:un-libro-a-10-anni-dalla-scomparsa-di-giorgio-lago-padova-13-marzo&catid=4:notizie-in-primo-piano#sthash.LBXkKDt2.dpbs

Qui mi piace ricordarlo con le parole dell’amico e collega che gli è stato più vicino, Francesco Jori, che nel libro analizza la figura di Lago soprattutto dal punto di vista umano, perchè smentisce un luogo comune e ribadisce un concetto che mi è caro, e a cui ispirò la sua vita anche un altro grande, Ryszard Kapuściński: non si può essere un bravo giornalista se non si è una persona buona.

“Perché ha lasciato un segno così profondo? Scrive Lucrezio, nel suo “De rerum natura”: ho dato un nome alle cose. Individuare qualcosa di estraneo, riconoscerne le caratteristiche, definirlo, insomma appunto dargli un nome, e spiegare tutto que- sto agli altri, è essenziale per vincere le paure e superare i pregiudizi. A un Nordest spaesato, inquieto, smarrito, sofferente di malessere da benessere, ma incapace di definirlo e di comprenderlo, Lago ha dato uno strumento per chiamare per nome questo stato d’animo, per identificarlo, per superarlo (…)

Con un lascito, alla fine, più volte verbalmente ripetuto negli ultimi tempi: l’esortazione alla bontà come valore interiore, davvero al di là del bene e del male: “Vardè che quéo che conta xè volerse ben”, detto in lingua materna, quella che usava tutti i giorni. Così nella sofferenza terminale ha scritto non più sul giornale, ma col proprio stesso corpo il suo ultimo, più alto editoriale, lasciandoci in eredità la forza e la ricchezza di un impegno civile che non dobbiamo indebolire, scolorare, far cadere.

“Nulla può recare danno a un uomo buono, né in vita né dopo la morte”, dice Socrate agli amici che lo circondano affranti, dopo la sua condanna. Giorgio Lago è stato soprattutto un uomo buono. Per questo in tanti, ancora oggi, continuiamo a volergli bene”.

GIORGIO LAGO, DIECI ANNI DOPO: UN GRANDE GIORNALISTA E UN UOMO BUONOultima modifica: 2015-03-13T14:33:29+01:00da sergiofrigo
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