Oggi l’orologio della storia – anche quello che pulsa dentro ognuno di noi – è tornato indietro di anni.
La mia prima reazione alla strage di Parigi è stata viscerale, di rabbia e di vendetta: volevo scrivere su Facebook una battuta blasfema su Allah.
Poi mi sono fermato, perchè ho pensato che potrebbe essere pericoloso.
E così ho sperimentato in me stesso, in rapida successione, sia la truce regressione a cui ci spinge la strage di Parigi, che la conseguente, umiliante autocensura che essa ci impone.
Solo dopo ho pensato che Allah c’entra ben poco, e che tre terroristi non possono spingermi a odiare o temere l’islam, e ad offendere milioni di islamici pacifici e serenamente integrati: fra i quali anche il poliziotto Ahmed, ucciso dai suoi sedicenti correligionari mentre difendeva i valori della libertà d’espressione e della convivenza.
In ogni caso la mia sensazione fortissima, stasera, è di essere un po’ meno libero e un po’ meno civile.