Alcune considerazioni sconsolate, e qualche conclusione anti-convenzionale, dalla crisi ucraina:
– Putin è un bandito, ma è abile e sa cosa vuole il suo popolo, dentro e fuori la Russia
– I “grandi popoli” sono prepotenti (Russia, Usa, Cina, Germania, Giappone…) Gli altri popoli, se non hanno “risorse” per contrattare, sono costretti a subire (Ucraina, Tibet, Grecia)
– Non esiste più (è mai esistito?) l’internazionalismo. Escluso nell’economia, dove si chiama globalizzazione: per questo la politica oggi è così debole, ovunque
– La politica debole è succube anche delle piazze: nel Nord Africa ieri, oggi in Ucraina: con effetti spesso disastrosi
– Le piazze (e il web) sono facilmente strumentalizzabili, ma le società profonde sono un’altra cosa, e lo si scopre sempre troppo tardi
– La piazza, a Kiev, trascinata dagli estremisti di destra, ha stracciato l’unico accordo possibile per la transizione ucraina, proposto (anche se in ritardo) dall’Europa e subìto da Putin
– Putin e i russi-ucraini non potevano subire il nuovo governo anti-russo voluto dalla piazza e accettato obtorto collo dall’Europa
– L’Occidente non può ascoltare la piazza di Kiev e ignorare quella di Sebastopoli
– Quindi il bandito Putin ha buon gioco (e qualche ragione storica) nelle sue rivendicazioni
– Il risultato è che l’Ucraina perderà la Crimea, se va bene
– Ben più grave è la conclusione (sbagliata) che popolazioni con diverse identità (linguistiche, culturali, religiose eccetera) non possano convivere pacificamente: basta una crisi politica come questa e qualcuno che soffi sul fuoco (da entrambe le parti) per distruggere secoli di convivenza cresciuta nella quotidianità
– Gli europei (tutti noi) non potranno fare politica internazionale finché non inizieranno a sentirsi un popolo con interessi comuni; finché non la smetteranno di coccolare i mafiosi russi che investono da noi; e finché non rinunceranno ad andare a pietire, uno ad uno, il gas di Putin per continuare a surriscaldare le loro case
– Se non si capisce bene tutto questo fra qualche anno l’”influenza” di Putin arriverà ben oltre Trieste