LE COMUNITA’ DEI CIMBRI RIUNITE NEL NOME DI MARIO RIGONI STERN

Rigonistern.jpegL’antica comunità cimbra che un tempo occupava gran parte dell’area nord occidentale del Veneto, dal Cansiglio alla Lessinia, e in particolare gli altipiani dei Sette Comuni e di Lavarone-Folgaria, si è idealmente riunita sabato nel piccolo centro trentino di Luserna, per un evento letterario costruito intorno a Mario Rigoni Stern e al suo libro più bello, “La storia di Tönle”. Merito dello studioso Andrea Nicolussi Golo, che ha avuto l’idea di tradurre il libro in cimbro, restituendo così la lingua originaria ai protagonisti della vicenda narrata dallo scrittore asiaghese. rigoni stern,cimbri,luserna,nicolussi golo,tonle,traduzione,bidese,bonato,tamiozzo

Con l’occasione si sono riuniti a Luserna, un paese affacciato come una splendida balconata sull’alta Valle dell’Astico, autorità locali, studiosi, appassionati, ma soprattutto cittadini altopianesi di qua e di là dal confine, che hanno ascoltato dalla voce del traduttore, del biografo di Rigoni Stern Giuseppe Mendicino, del linguista Ermenegildo Bidese, del presidente dell’Istituto di cultura cimbra di Roana Sergio Bonato, del figlio dello scrittore Alberico, riflessioni, analisi, aneddoti relativi all’opera (vincitrice del premio Campiello nel 1979) e all’autore, mentre il cantautore Pierangelo Tamiozzo ha eseguito tra gli altri alcuni brani in cimbro riportati nel libro.

 

 

LUSERNA, PICCOLA CAPITALE DEI CIMBRI

Luserna.jpgLa minuscola Luserna, isolata tra valli e montagne e con soli 300 abitanti, è di fatto la capitale di questa antica isola linguistica, per il semplice fatto che qui il cimbro è ancora lingua viva e corrente, mentre sia nel Cansiglio, che ad Asiago e negli altri Sette Comuni, a Lavarone e a Folgaria e nei Tredici comuni veronesi di esso non rimangono che una vivida memoria, soprannomi e toponimi, ricerche e pubblicazioni ma pochissimi parlanti. Il substrato identitario è però comune, come hanno ricordato sabato molti degli interventi, sia perché in gran parte comuni erano le origini di queste enclavi, sia perché nei secoli esse hanno condiviso ambienti montani molto simili, le stesse fatiche e vivacissimi scambi, incuranti delle distanze e dei confini che di volta in volta le hanno separate, come testimonia il fatto che fino a gran parte del Novecento numerosi erano i matrimoni fra giovani di Luserna e giovani altopianesi.

UNITI DAL SENSO DELLA PERDITA

Una vicinanza che Bidese ha ricondotto anche al sentimento della perdita, comune alle varie comunità ed espresso magistralmente da Rigoni Stern proprio nella figura di Tönle: la perdita che sta dietro a ogni migrazione (e il cimbro è soprattutto lingua di migrazioni e di ibridazioni, ha ricordato Bonato); la perdita odierna di tradizioni e identità che investe tutta la montagna (e non solo); ma soprattutto la perdita determinata dalla Grande Guerra, che ha visto sia i cimbri vicentini che quelli trentini costretti a lasciare le loro terre, verso lontani luoghi di profugato (la pianura padana per i primi, la Boemia per i secondi), in entrambi i casi considerati con sospetto e ostilità dai rispettivi connazionali; e poi per entrambi ci fu il rientro nei propri paesi distrutti, chiamati ad una difficile ricostruzione – fisica e culturale – che successivamente dovette fare i conti con la contrarietà del regime fascista, proteso a una italianizzazione forzata di tutte le minoranze. E in questo quadro la Storia ha riservato ai lusernesi un “regalo” ancora più crudele che agli altopianesi, ormai in gran parte assimilati: nel 1938 infatti, con le leggi razziali e le “Opzioni”, circa un terzo degli abitanti (allora erano circa 800) ingannati dalle promesse del nazismo scelsero di andare in cerca di una nuova vita nelle terre della Boemia annesse al Reich, finendo per fare gli schiavi dei nuovi latifondisti tedeschi che se ne erano appena impossessati. Solo a guerra conclusa tornarono coloro che erano sopravvissuti agli stenti, affamati e sconfitti.

UNA COMUNITA’ CHE RESISTE

 

Ora il paese, dopo l’emorragia economica e demografica degli ultimi decenni, ha ritrovato un suo equilibrio, grazie alla tutela delle minoranze assicurata (da ultimo con qualche affanno) dal Trentino, al miglioramento dei collegamenti con la pianura, che consente il pendolarismo e scongiura le emigrazioni definitive, e ad un certo sviluppo turistico. Tutto questo consente anche al cimbro di continuare ad essere studiato, insegnato e soprattutto parlato. Quello che non accade purtroppo nelle altre località cimbre del Veneto.

1. continua

LE COMUNITA’ DEI CIMBRI RIUNITE NEL NOME DI MARIO RIGONI STERNultima modifica: 2013-08-11T16:06:49+02:00da sergiofrigo
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