Sul caso Calderoli (ma anche Stival, Borghezio, Boso, Valandro etc.) ancor più penose degli insulti al ministro Kyenge sono le giustificazioni addotte a posteriori (“era una battuta”, “ho solo condiviso un link”), i piagnistei (“sono stato strumentalizzato”, “nessuno solidarizza con noi quando ci colpiscono”), i presunti rimedi (le mezze scuse, gli inviti a… Bergamo).
Preferirei di gran lunga che uno, uno solo di loro, dicesse esplicitamente: “è vero, non sopporto i negri, e penso che noi bianchi siamo migliori”.
LA KYENGE E’ PIU’ ITALIANA DI LORO, PER MERITO
Ci sarebbe almeno l’opportunità di aprire un dibattito nel merito; merito in senso stretto, intendo: ad esempio analizzare la proprietà di linguaggio e il perfetto aplomb istituzionale della ministra a fronte dei grugniti senza costrutto e senza alcuna consapevolezza di sé dei suoi avversari: la sua capacità di esprimere un concetto come questo (“se non è in grado di tradurre un disagio in un linguaggio anche duro, ma corretto, bisogna forse dare il suo incarico a chi è capace di farlo”), che probabilmente Calderoli e i suoi non sono neppure in grado di comprendere. Se la cittadinanza italiana venisse concessa per merito (invece che per diritto di sangue) dubito che Calderoli & c ne avrebbe diritto. E sicuramente la ministra nera sarebbe più italiana di tutti loro.
GLI INSULTI A BRUNETTA E ALLA SANTANCHE’
Quanto alla posizione minimalista del centro-destra (“anche a Brunetta danno del nano, e alla Santanchè della pitonessa, e nessuno dice niente”), è vero, è ora di finirla di scherzare sull’altezza del capogruppo pidiellino, e chi lo fa si qualifica da solo anche se è un premio Nobel (Fo) e un grande chirurgo (Strada): ma che lui sia basso è un fatto, mentre la Santanchè si definisce lei stessa in quel modo. Ma se c’è qualcuno che assomiglia a una scimmia, in questa vicenda, non è certo la Kyenge.