Mi ha molto colpito, oggi a Roma, passare davanti alla statua di Papa Wojtyla di Oliviero Rainaldi, fuori dalla stazione Termini: l’avevo già vista, ma non mi ero mai accorto che sotto il volto sereno e le spalle possenti, sotto l’ampio manto proteso (immagino) verso i fedeli, c’è il vuoto. Mi è sembrata una metafora della situazione della Chiesa che, al di là dei fasti che ancora ostenta, non se la passa molto bene, soprattutto nelle questioni decisive della fede e nei suoi rapporti col mondo.
Poi, in serata, ecco il nuovo Papa, dal nome e dal piglio incoraggiante, ma con quella ombra sui suoi rapporti con la dittatura dei generali che aspetta ancora di essere dissolta. Non mi avventuro in commenti che non mi competono (ne abbiamo sentiti fin troppi in queste ore), ma credo che l’augurio da fare a Papa Francesco e alla sua Chiesa sia di riuscire a colmare (di idee, atteggiamenti, fedeli) quel vuoto sotto l’ampio mantello.
Una risposta a IL NUOVO PAPA, LA STATUA DI WOJTYLA E QUEL VUOTO SOTTO IL SUO MANTELLO