TRA RICCHEZZA E VIOLENZA: KUKI GALLMANN E LA SUA AFRICA

 kuki.jpgAfrica come al solito terra di contrasti: mentre la Francia interviene militarmente nel Mali per impedire che il paese si trasformi in un nuovo Afghanistan in preda ai fondamentalisti islamici, mentre il Corno d’Africa è tutt’altro che stabilizzato e il Nord è in preda ai sussulti politico-sociali dopo le promesse mancate delle primavere islamiche, alcuni paesi del continente si affacciano tumultuosamente sulla scena economica internazionale, secondo un recente rapporto dell’Institute for International Finance diffuso nei giorni scorsi dal sito Africanews: si tratta di Costa d’Avorio, Ghana, Kenya, Nigeria, Sudafrica, Tanzania, Zambia, a cui si aggiunge il Mozambico, i quali hanno trascinato nel primo decennio del 2000 il pil del continente ad un incredibile aumento di un terzo, con punte dell’8.5% nel Ghana nel 2012, che ha portato il paese africano a superare la Cina nella graduatoria mondiale. E tutto questo avviene, secondo la più influente economista africana Dambisa Moyo, in non casuale concomitanza con il progressivo disimpegno economico dal continente nero degli europei e degli americani colpiti dalla crisi economica. Su questo scenario si muove la scrittrice e ambientalista veneta Kuki Gallmann (a onta del nome è trevigiana, figlia dello scrittore-esploratore Cino Boccazzi e della storica dell’arte Franca Zava), che ho intervistato di recente nel corso di una sua breve permanenza in Italia. 

TRA BELLEZZE NATURALI E CONTRASTI INSANABILI

E’ stata in Italia il minimo indispendabile: il tempo per salutare i familiari, ricevere il Premio Masi a Verona, firmare con Mondadori il contratto per il suo nuovo libro “For the love of Africa”, che sta uscendo ora sul mercato inglese, sottoporsi a qualche decina di interviste giornalistiche e televisive… e poi via di nuovo nella sua Africa, nel Kenya inquieto degli attentati dei fondamentalisti islamici alle scuole e delle incomparabili bellezze naturali. Kuki Gallmann è sempre in movimento, sempre in prima linea. La mano sinistra porta i segni indelebili dell’attentato da lei subito nel 2009, poco prima della morte del padre, ad opera di alcuni bracconieri, che (giustamente) vedono in lei un nemico mortale. In una delle sue foto più famose la si vede davanti a un grande rogo in cui bruciano cataste di zanne di elefanti. «Facciamo così, quando vengono sequestrate ai cacciatori di frodo – racconta – per instillare in chi la vede, in tutto il mondo, uno stigma sociale: nel 21. secolo si può imparare a vivere anche senza l’avorio, senza mettere a rischio la sopravvivenza degli elefanti e dei rinoceronti». Purtroppo l’Africa è sempre più affollata di cinesi, per i quali l’avorio ha un valore anche simbolico particolare. «Ma ci sono anche degli africani a contribuire alla strage – dice la scrittrice-ambientalista – a partire dai bracconieri somali legati al gruppo fondamentalista islamico Al Shabaab, che oltre a gestire il traffico di avorio, per acquistare le armi commerciano anche in droga e prostituzione».

PER CAMBIARE IL CONTINENTE EDUCHIAMO I BAMBINI

Da tempo la donna impersonata da Kim Basinger nel film di Hugh Hudson “Sognando l’Africa” si è convinta che per cambiare le cose nel grande continente dimenticato sia necessario «cambiare la mentalità della gente e investire nell’educazione dei più piccoli». Per questo accanto alla riscoperta delle tradizioni locali e alla difesa dell’ambiente – portata avanti con decine di iniziative avviate dalla sua base, una grande tenuta-Arca di Noè nei pressi della Rift Valley in Kenya – con la Fondazione costituita per ricordare il marito e il figlio scomparsi tragicamente, Kuki Gallmann sta lavorando fianco a fianco con i capitribù, i missionari e col governo per modificare il sistema educativo, favorendo una presa di coscienza in senso ambientalista: «L’Africa rischia di perdere se stessa. I kenyoti non conoscono neppure le loro tradizioni e le loro ricchezze naturali – spiega – Gran parte di loro, a differenza dai turisti occidentali, passa l’intera vita senza neppure vedere un elefante. Come ci si può aspettare che i futuri politici possano difendere il loro paese, se nemmeno lo conoscono?»

SPORT E CULTURA PER INSEGNARE LA CONVIVENZA

Fra l’altro la Fondazione Gallmann ha anche acquistato 150 ettari di terreno per avviare progetti di turismo sostenibile e creare nuova occupazione, e inoltre ha promosso una nuova iniziativa di carattere folkloristico-sportivo, che richiamandosi agli analoghi giochi scozzesi ha ribattezzato Laikipia Highlands Games; dopo la prima, trionfale edizione, la manifestazione si è aggiudicata il prestigioso premio Peace and Sport: «Tutto per dimostrare che ci si può confrontare pacificamente anche fra tribù e popoli da sempre nemici – chiosa la scrittrice – D’altra parte vivo in Kenya da 40 anni, non posso stare a guardare e non fare nulla, mentre tanti giovani che conosco muoiono o sono costretti ad abbandonare la loro terra».

TRA RICCHEZZA E VIOLENZA: KUKI GALLMANN E LA SUA AFRICAultima modifica: 2013-01-13T14:30:00+01:00da sergiofrigo
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Una risposta a TRA RICCHEZZA E VIOLENZA: KUKI GALLMANN E LA SUA AFRICA

  1. Ottimo l’educare le nuove leve! Sono un medico in pensione da poco e vorrei contribuire ad una di queste iniziative. Entusiasta di quello che ha creato la Sig. Ra Gallman.

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