BERSANI, IL TRIONFO DI UN’IDEA DI COMUNITÀ. MA ORA NON SPENGA IL FUOCO DEL RINNOVAMENTO

bersani vittoria.jpgIo lo so chi sono gli uomini e le donne che hanno decretato il trionfo di Bersani: mentre gli altri vorrebbero ognuno un partito su misura del proprio narcisismo, oppure si fiondano dietro un leader carismatico che offre l’illusione di rapportarsi direttamente con ognuno e con tutti, i democratici di rito bersaniano amano credersi popolo, e accarezzare l’idea che tutti insieme si bastano; non hanno bisogno di un leader che li entusiasmi e li trascini, a loro basta un capo che li riscaldi e li accompagni, del quale sentirsi “compagni” (soprattutto nel senso… veneto del termine).

 

ECCO COSA ANIMA IL POPOLO DI BERSANI

Io lo so cosa li muove: non sono animati dal sacro fuoco del guadagno, né dall’ansia dell’auto-affermazione; essere “base”, cosa che per gli altri è un insulto, per loro è un onore. Si tratti di operai o professionisti, artigiani o intellettuali, la loro aspirazione – alle manifestazioni e ai convegni, alle riunioni e alle feste – è essere accolti in seno al popolo, diventare comunità, dismettere per una sera ambizioni e prestigio per avventarsi su una pentola da lavare, un tavolo da sparecchiare, un bicchiere da bere in compagnia, discutendo di politica. Torneranno domani, fuori di qui, con maggiore o minore convinzione, alla competizione per sopravvivere o per emergere. Adesso che sono qui, però, assaporano fino in fondo il gusto di farsi assorbire dalla comunità dei propri simili, senza bisogno di troppo distinguersi.

UNA FORZA TRANQUILLA, CHE AVANZA SENZA BALZI

Lo so, anche se amano credersi rivoluzionari, non perseguono con accanimento l’originalità di pensiero, né coltivano con fervore la voglia di innovazione; al tempo stesso però non sopportano l’idea di restare indietro, di chiudersi in se stessi e perseguire il proprio particulare, come tendono a fare altre comunità politiche: certo, ai salti nel vuoto essi preferiscono di gran lunga i passi sicuri, lungo percorsi collaudati, ma con la loro andatura tranquilla raggiungono tutti insieme, in sicurezza, territori avanzati; certo, preferiscono attendere che altri traccino il solco e depositino il seme, ma quando esso sarà germinato lo innaffieranno con amore, e da allora in poi non lo abbandoneranno più finché non sarà una pianta solida e robusta, capace di dare i suoi frutti.

MA BERSANI NON LASCI SPEGNERE IL FUOCO DEL RINNOVAMENTO

Renzi.jpgLo so, lo so, che il mondo, per avanzare, ha bisogno di visionari, rivoluzionari, sacerdoti animati da qualche sacro fuoco, individui rosi da una propria ossessione, ambiziosi e assertivi: per questo auspicavo, personalmente, che la sfida temeraria portata in queste settimane dal giovane leader al vecchio capo, pur senza risultare vincente avesse un po’ più di fortuna. C’era bisogno, da queste parti, di un pensiero non convenzionale, di uno scossone salutare, di qualche raffica di vento che senza sradicare alberi portasse lontano le foglie cadute delle convenzioni scontate, del politicamente corretto, delle reticenti prudenze.

Il fuoco invece è divampato per qualche momento, alimentato da venti stranieri ha minacciato di allargarsi anche al bosco, ma poi la tribù ho ha circoscritto, e indirizzato tra le pietre del focolare: qualcuno, per timore di bruciarsi, ora lo vorrebbe definitivamente spento.

Io confido invece che il vecchio capo, oltre a tenerlo sotto controllo, saprà alimentarlo e conservarlo sempre acceso. Ad una tribù (e tutta una società) che ama il tepore delle proprie convinzioni va ricordato che i termosifoni riscaldano, ma che per cucinare ci sarà sempre bisogno di fiamme. E che sono le fiamme, non i termosifoni, a rischiarare la notte e a richiamare i dispersi delle altre tribù.

BERSANI, IL TRIONFO DI UN’IDEA DI COMUNITÀ. MA ORA NON SPENGA IL FUOCO DEL RINNOVAMENTOultima modifica: 2012-12-03T11:12:00+01:00da sergiofrigo
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