Vicenza dopo due anni è di nuovo in stato d’allarme per una possibile inondazione. Le previsioni del Centro funzionale decentrato di Marghera, venerdì, davano in arrivo un’onda di piena del Bacchiglione alta fino a 6 metri e 80: per rendersi conto delle proporzioni, basti dire che due anni fa l’acqua raggiunse quota 6,16. Poi ieri l’allarme si è ridimensionato, ma oggi la situazione è di nuovo molto seria, soprattutto nella zona di Ponte degli Angeli (nella foto). Sono suonate le sirene e la gente è stata invitata a lasciare i piani bassi delle abitazioni. E il clou è atteso nel primo pomeriggio.
LO STATO D’ALLERTA A VICENZA
Dopo l’allarme di venerdì, ieri il Centro regionale aveva ridotto le previsioni dell’ondata di piena di ben due metri, suscitando l’irritazione del sindaco di Vicenza Achille Variati, che aveva decretato lo stato di pre-allarme. («A ben vedere, stanti le previsioni di venerdì, avrei dovuto decretare lo stato d’allarme – mi ha detto ieri – ma mi sono assunto la responsabilità di non spaventare troppo la popolazione, anche considerato che non pioveva ancora e che il livello del Bacchiglione, per il momento, non arrivava al metro. Ora stiamo monitorando la situazione, abbiamo chiesto ai cittadini delle zone più a rischio di spostare le auto e di liberare i garage, abbiamo pronti 6mila sacchetti di sabbia». Ovviamente si spera che tutto questo risulterà inutile, ma non si sa mai.
A VOLTE SI GRIDA “AL LUPO” INUTILMENTE, ALTRE (COME OGGI A VENEZIA) SI SOTTOVALUTA
Da qualche tempo si pone però con decisione il problema dell’attendibilità delle previsioni meteo: Variati dice di avere avuto pacchi di allarmi a vuoto, nei mesi scorsi, e quindi è logico che qualcuno cominci a chiedere se il prossimo sarà giustificato. Ma ricordiamo tutti che non più tardi di una quindicina di giorni fa gran parte d’Italia fu messa in allarme dalla Protezione Civile, che prevedeva “manifestazioni climatiche estreme”: e poi non è accaduto assolutamente nulla. In compenso i dati di ieri sull’acqua alta a Venezia (un metro e 20) si sono rivelati oggi sottostimati di quasi 30 centimetri (a fianco una foto di Mario Ivan Grossi). I metereologi dunque sono completamente impazziti?
I METEREOLOGI: «PREVISIONI PIÙ DIFFICILI PER I MUTAMENTI CLIMATICI»
La questione è più complicata, e a spiegarlo è proprio il responsabile del Centro di Marghera, ingegner Roberto Tonellato. «Le informative trasmesse venerdì al Comune erano basate su un modello che opera su base statistica a partire dalle previsioni meteo, e che prevedeva quota 6.80 come limite massimo. Poi l’allarme è rientrato quanto si è appurato che le precipitazioni attese non si erano in realtà ancora verificate. D’altro canto questi modelli sono sperimentali, ed è inevitabile aggiornarne le previsioni man mano che ci si avvicina agli eventi». Il fatto è che questi strumenti si stanno dimostrando totalmente inadeguati rispetto ai cambiamenti climatici: in questi anni si stanno registrando infatti sempre più spesso eventi atmosferici estremi, che mai si erano verificati in precedenza e che quindi non sono più prevedibili. Non solo: il restringimendo dell’inverno fa si che oggi si registrino piogge laddove una volta si sarebbero verificate delle nevicate: e anche questo conta nelle piene.
UNA SOCIETÀ CHE NON VUOLE PIÙ RISCHIARE
Ma dietro questo allarmismo sempre più diffuso c’è anche dell’altro: il timore di essere chiamati dalla magistratura a rispondere di qualche omissione. La recente sentenza contro i sismologi dell’Aquila (senza entrare nel merito) non ha fatto altro che rafforzare, soprattutto fra gli alti funzionari pubblici, questo atteggiamento di prudenza, che peraltro non riguarda solo la metereologia, ma l’intera società, incapace di trovare un giusto equilibrio fra paura e incoscienza. La parola d’ordine è «non prendersi la responsabilità», a tutti i livelli: meglio dunque esagerare gli allarmi, piuttosto che sottovalutarli: tanto prima o poi uno risulterà veritiero; meglio bloccare una proposta innovativa (negli uffici pubblici), o negare un mutuo (le banche), piuttosto che esporsi al rischio di fallire. E pazienza se la prossima volta nessuno crederà più al pastore che ha gridato troppe volte “Al lupo”.
(Questi i numeri per avere informazioni: 800281623 e 0444545311)