L’EREDITÀ DEI VECCHI MUSICANTI DELLE MONTAGNE
La genesi e la composizione dell’Orchestra sono molto particolari, ma ancor più
Tutto nasce da una ricerca etnomusicale di una studentessa cadorina del Conservatorio di Padova, Manuela De Luca Valente, che un paio di anni fa (nel frattempo l’insegnamento è stato cancellato) si è presentata al suo docente Roberto Tombesi con un documento straordinario: «Si trattava di uno di quei quaderni che usavano i maestri di banda per annotare le melodie eseguite dai loro complessi – spiega il docente, che è anche componente del gruppo folk Calicanto – che le era stato affidato da un anziano musicante di San Vito di Cadore, Marino De Lotto, che a sua volta l’aveva ricevuto in eredità da altri musicanti delle sue valli. Abbiamo capito subito che si trattava di materiale straordinario, 115 melodie dimenticate risalenti all’Ottocento e ai primi del Novecento, una trentina delle quali di grande qualità, su cui si danzavano balli dai nomi inconsueti, come biondina, bettina, concierditesta… Quando abbiamo chiesto a De Lotto se suonava ancora quelle musiche, ci ha risposto di no, perché da decenni tutti gli chiedevano piuttosto tanghi, valzer e mazurche».
GLI SPARTITI DELLE DANZE RITORNATI DALL’AMERICA
De Lotto in compenso ha ritato fuori dai cassetti altri tre quaderni, stavolta provenienti dall’America: «Meno interessanti dal punto di vista musicale – spiega Tombesi – ma ancora di più da quello socio-culturale». Si trattava infatti degli spartiti in uso nella comunità cadorina emigrata in New Jersey, brani cioè che erano stati – come quelli del primo manoscritto – la colonna sonora delle feste popolari dell’Ottocento, nelle Valli dolomitiche tra Veneto, Trentino e Sudtirolo, e che erano tornati in Italia con qualche emigrante di rientro, preservati dalle contaminazioni a causa della lontananza e dell’isolamento della comunità emigrata.
Il corpus è costituito come detto dai danze corali, saltellate e molto vivaci, spesso eseguite in circolo perché il ballo di coppia non si era ancora imposto, e anzi ai suoi albori era piuttosto malvisto per l’eccessiva vicinanza e promiscuità fra i ballerini dei due sessi.
«A quel punto ci siamo chiesti cosa fare di quel materiale – spiegano Tombesi e il collega Francesco Ganassin – e abbiamo deciso prima di tutto di analizzarlo in profondità, ricavandone un libro, scritto assieme al violinista dell’Orchestra comunale di Bologna Tommaso Luison, perché molti dei brani erano concepiti proprio per il violino, oltre che per il mandolino. E poi, come Calicanto, abbiamo deciso di condividere questo patrimonio musicale con altri gruppi, promuovendo la costituzione della nuova orchestra».
L’ORCHESTRA POPOLARE DELLE DOLOMITI
Un anno di lavoro – per il momento autofinanziato, perché la Regione (e la Comunità ladina) hanno dato una mano solo per il libro ma non (ancora) per l’ensemble musicale – e finalmente il debutto, con grande successo di pubblico. Ora l’Orchestra confida però in qualche aiuto, magari dall’Unesco, perché anche solo mettere insieme musicisti da mezzo Nordest anche solo per le prove non è un impegno da poco.
UN LIBRO E UN CD SUGLI ANTICHI BALLABILI
Il libro di Tombesi, Ganassin e Luison si intitola invece “Ballabili antichi per violino e mandolino, un repertorio dalle Dolomiti del primo ’900”, è edito da La Nota di Udine e propone oltre alla trascrizione dei manoscritti, curata da Francesco Ganassin, una parte storico-introduttiva di Roberto Tombesi e una musicologica di Tommaso Luison. In allegato c’è anche un Cd con la riesecuzione (eseguita da Calicanto) di 34 melodie tratte dal manoscritto principale. Si tratta del primo capitolo di un progetto più ampio sulle Dolomiti pensato dall’associazione Atelier Calicanto. Il volume sarà presentato il 4 agosto all’Asilo Vecchio di San Vito di Cadore.
ECCO DUE DEI BRANI RITROVATI
Vi propongo due dei brani – Subito-Galop e Quadriglia, eseguiti da Tommaso Luison – violino, Roberto Tombesi – chitarra, armonica a bocca, Francesco Ganassin – clarinetto, ocarina, Giancarlo Tombesi – contrabbasso, Alessandro Tombesi – arpa tirolese.
Immaginateveli mentre un gruppo di giovani montanari li ballano in cerchio, nei loro costumi tradizionali (qui siamo a Sappada), alla festa di qualche contrada all’ombra delle Dolomiti, un secolo fa…