MAURO CORONA: “MONDADORI MI TRASCURA, PERCIO’ HO PUBBLICATO IL MIO NUOVO LIBRO CON FELTRINELLI”

Corona.jpgE’ in libreria in questi giorni il nuovo libro di Mauro Corona (“La casa dei sette ponti”), che trasporta per la prima volta lo scrittore-alpinista lontano dagli orizzonti della sua Carnia, dalle aspre vette dolomitici ai pendii boscosi degli Appennini. Mauro Corona ambienta il suo piccolo libro – un apologo sulla condizione umana che trascura i valori fondamentali – dalle parti di Pavana, piccola patria di un altro montanaro doc, Francesco Guccini, da ultimo forse più attratto dalla scrittura che dalla musica. E non si tratta dell’unica cesura, per il narratore, scalatore, scultore di Erto: perché esso segna anche una rottura (momentanea, pare) con la Mondadori, per approdare alla Feltrinelli. Ne ho parlato con lui nei giorni scorsi sul Gazzettino.

L’AMICIZIA CON FRANCESCO GUCCINI

“La vicenda prende le mosse da una vecchia casa sulla Porrettana – racconta l’autore – che vedo sempre quando vado a trovare il mio amico Francesco mauro corona,francesco guccini,feltrinelli,mondadori,la casa dei sette ponti, che è lì tra i suoi libri che fa sempre più fatica a leggere: l’abitazione è chiusa e diroccata, sempre deserta, ma spesso dal camino esce un filo di fumo. Per me è un mistero, che però non ho mai voluto chiarire, ma il mio protagonista si: lui è un industriale di Prato, l’unico che – grazie a una certa disinvoltura imprenditoriale e alla conoscenza del cinese –riesce a far fronte alla concorrenza orientale. Un giorno bussa a quella porta e gli vengono ad aprire due vecchietti, che gli dicono di tornare dopo aver attraversato i sette ponti che superano la valle (il toponimo è reale). Lo farà, dopo qualche tempo, ma sarà come entrare in un incubo, da cui uscirà scoprendo una verità terribile ma insieme dolcissima su se stesso”.

Come mai l’hai dato a Feltrinelli invece che a Mondadori?

“In realtà la cosa è nata anche da un disguido: questo libro doveva uscire l’anno scorso in un collana di romanzi brevi del Corriere, che poi si è bloccata. A quel punto, grazie all’agente del mio amico Erri De Luca, si sono fatti avanti quelli della Feltrinelli, facendomi un’offerta molto superiore a quella di Mondadori, e ho accettato. Subito dopo Mondadori ha rilanciato, ma ormai avevo già firmato”.

Nessuna polemica con la casa di Segrate, dunque?

“Beh, per la verità qualche screzio c’è stato, diciamo che non mi sono sentito accudito come altri autori. Io sono vanitoso e orgoglioso, e se vedo nelle librerie e negli autogrill pile di libri di Bruno Vespa, di D’Avenia, di Giordano, e i miei relegati in un angolo, permetterai che mi girano. Io non voglio essere trattato meglio degli altri, ma come quelli che vendono quanto me, quello si! Se poi un alto dirigente della Mondadori mi dice che ho scritto un libro potente, e di comprarmi un vestito nuovo per la finale del Campiello, e poi non succede, io mi impermalosisco”.

Allora questo è un avvertimento o un addio?

“No, io vorrei rimanere con loro, anche perché ho degli amici là dentro, e poi economicamente mi sono trovato bene. Ma non ho capito perché non mi abbiano mai fatto fare un salto di qualità come scrittore. Diciamo meglio che io sono grato alla Mondadori per avermi scoperto e soprattutto per avermi fatto scoprire, con garbo, che sono uno scrittore modesto…”

E dunque coi prossimi libri come ti regolerai?

“Con due o tre sono già in parola con Mondadori: il primo uscirà a Natale e si intitolerà “Venti racconti allegri e uno triste”, e racconterà alcune cose che accadono a dei perdenti, che sono in grado però di buttarla in ridere. Il secondo, “Come imparare a bere senza fracassarvi il naso”, è dedicato ai giovani, per aiutarli a vivere le loro trasgressioni senza farsi troppo male. Il terzo infine non ha ancora un titolo definitivo, anche so che dovrà esserci un campanile, e sarà ambientato soprattutto di notte, sotto grandi nevicate: una storia popolata da ombre più che da persone”.

Ecco un brano dal libro, quando il protagonista affronta il primo ponte.

DA “LA CASA DEI SETTE PONTI” (ED. FELTRINELLI)

di MAURO CORONA

mauro corona,francesco guccini,feltrinelli,mondadori,la casa dei sette ponti“Camminò adagio sotto il sole gentile di aprile. A un certo punto percepì netta la sensazione di vuoto. Sulla sinistra s’apriva una voragine, a protezione il guardrail era più alto. Si trovava sul primo ponte. Cominciò ad attraversarlo. A metà, si fermò di colpo. Il suo cervello iniziò a produrre visioni di cose che non avrebbe mai voluto neppure immaginare. Vide la casa dei due vecchi molti anni prima, quand’era ancora in ottimo stato, il tetto a posto, con le tegole rosse che riflettevano il sole e un po’ trattenevano il suo calore. Dalla porta seguitavano a entrare e uscire uomini di ogni età, alcuni piuttosto giovani. Dentro, stazionavano una decina di donne che esercitavano il mestiere più antico del mondo. Era una casa d’appuntamenti e il facoltoso industriale della seta provò una sorta di delusione. Immobile sul ponte, in mezzo alla strada, il cervello andava per conto suo, sfornava allucinazioni. Si ap-poggiò alla ringhiera per pigliare fiato, riflettere, cacciare quelle visioni. Devo allontanarmi, pensò. Doveva togliersi da quel posto diabolico. Non percorse nemmeno quattrocento metri che percepì di nuovo la sensazione di vuoto. Era infatti sul secondo ponte. Aveva appena allontanato l’immagine di poco prima, quando ebbe un’altra visione, questa volta molto più reale e orrenda. Un uomo stava di fronte a lui sul ponte e pareva disperato. Seguitava a piangere e a dire di aver appena scoperto che sua moglie, nonostante un figlio piccolo, si dava ad altri uomini nella casa di appuntamenti. Detto questo, senza il minimo indugio saltò il parapetto e si buttò di sotto. L’industriale della seta rimase impietrito, non fece in tempo a muoversi né a proferire parola. Doveva chiamare qualcuno. Provò col cellulare, ma non c’era campo. Per di più non era sicuro se era stato un incubo pauroso o se aveva realmente assistito a un suicidio. Forse era diventato pazzo? Doveva fare dietrofront e scappare con l’auto, ma una forza misteriosa alla quale non sapeva opporsi lo spinse ancora avanti. Ogni tanto si voltava, sperava arrivasse qualcuno. Qualcuno a cui dire cosa gli stava accadendo. Ma niente, nemmeno un’ombra sbucava da quelle curve. Capì di essere sul terzo ponte dopo neanche dieci minuti. Sentì ancora il senso di vuoto, e subito dopo vide lei. Una donna, una bella donna bionda, alta, che poteva avere trentacinque anni, usciva dalla casa di appuntamenti, con un cesto di vimini al braccio. Era la moglie del suicida. Faceva il mestiere per mantenere la famiglia e lui non lo sapeva. Ora non aveva più senso, il marito era morto. La donna depose il cesto vicino al parapetto, s’arrampicò di sopra e lesta come un gatto si gettò anche lei nel vuoto senza una parola”. 

 

MAURO CORONA: “MONDADORI MI TRASCURA, PERCIO’ HO PUBBLICATO IL MIO NUOVO LIBRO CON FELTRINELLI”ultima modifica: 2012-07-06T10:34:10+02:00da sergiofrigo
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