BELLE… SCOPERTE E SGUARDI D’ESTATE

È noto che il caldo obnubila la mente, e non solo per la temperatura, ma per i suoi effetti, diciamo così “estetico-sociali”: sapete, aumentano i gradi e diminuiscono i vestiti…

Ora, a noi “diversamente giovani” capita, come ha magistralmente raccontato Gianni Di Gregorio nel film “Gianni e le donne” (lo ricordate?), di diventare invisibili agli occhi delle ragazze: il problema è che siamo invisibili, ma non ciechi: noi le ragazze le vediamo, eccome! Soprattutto di questa stagione, quando ricompaiono vestiti trasparenti, gambe nude e scollature profonde…

Una domanda, allora, si propone ineludibile: fino a che punto è opportuno guardare? Non vorremmo  passare per guardoni, né scimmiottare il solito, triste Berlusconi col suo vellicare l’esibizionismo femminile (chissà perché solo femminile, poi: come se non li vedessimo i tacchi, i riporti, i ridicolissimi codini o le inutili code fluenti anche fra i maschi anche settantenni…)

Al tempo stesso però, per essere politically correct fino in fondo, non vorremmo neppure passare per insensibili o indifferenti, che sarebbe altrettanto sgradevole per le signore. 

E dunque? Non si vorrebbe parlare di durata di uno sguardo (due secondi? Cinque? Otto?), sarebbe altrettanto inopportuno che misurare la lunghezza di una gonna o la profondità di una scollatura. Ma qualcuno sa dove porre il confine tra sguardo interessato e occhiata lubrica? Tra omaggio e molestia? C’è una distinzione tra atteggiamenti graditi, neutri, opportuni, appena appena leciti, sgradevoli o addirittura illegali? E i metri di valutazione sono gli stessi fra noi maschi e le signore? E fra le signore in senso lato e le nostre compagne, solitamente attestate più solidamente di noi sulla barricata del decoro e del pudore? Ma, infine: siamo sicuri che anche loro, quando a loro volta si vestono/spogliano, sia solo per il caldo?