Spesso ci affanniamo a cercare spiegazioni, a costruire scenari, a tracciare percorsi che – spiegandolo o almeno “organizzandolo” – ci rendano un po’ meno traumatico il confronto col male.
E’ avvenuto, ovviamente, anche nel caso del folle attentato di Brindisi in cui ha perso la vita Melissa Bassi. Ora sappiamo com’è andata in realtà, e che il suo autore è il classico, innocuo, incolore, solitario “signore della porta accanto”. E temo che saremo ancor più sconvolti quando conosceremo bene “il perché” del suo gesto: forse una vertenza giudiziaria finita male, forse la rabbia perchè gli affari non andavano più bene come un tempo: nulla, insomma, che giustifichi non si dice un assassinio, ma neppure una sberla a qualcuno. Figurarsi alla povera, innocente Melissa.
Il male, dunque, in tutta la sua banalità. Ecco come ne scrive Hannah Arendt:
“La mia opinione è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici, ed nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua “banalità”… solo il bene ha profondità e può essere integrale.”