Il Premio Mario Rigoni Stern
IN LOTTA CONTRO I TRE TOTALITARISMI DEL ‘900
Il libro per il quale Rebula ha ricevuto il Premio dedicato allo scrittore asiaghese si intitola “Notturno sull’Isonzo”, è stato scritto nel 2004 ma è comparso solo pochi mesi fa nelle libreria italiane per iniziativa delle Edizioni Paoline. Come in molte opere di questo scrittore coltissimo e religiosissimo, senza essere un erudito o un bigotto, il protagonista è un sacerdote che vive sulla sua pelle tutti i totalitarismi del secolo scorso: ispirato alla figura reale di don Filip Tercelj, Florian Burnik a causa dell’intransigente difesa della sua fede e della sua identità slovena viene prima perseguitato dai fascisti e poi mandato al confino, quindi rinchiuso in un campo di concentramento, e infine, dopo la guerra, assassinato dal regime comunista che si è instaurato in Jugoslavia, perché si rifiuta di venire a patto coi nuovi padroni. Nella sua figura si sintetizza il dramma di molti sloveni, cattolici e non solo, ai quali la storia negò a lungo uno spazio di libertà tra l’antifascismo (di cui furono spesso ferventi animatori) e l’anticomunismo, che li vide intimamente lacerati, come comunità e spesso anche come singoli individui.
IL RUOLO DEL PREMIO: RIDARE CENTRALITA’ ALLE CULTURE DI CONFINE
Resta da dire qualcosa sul Premio Rigoni Stern, che con questa premiazione, dopo quella dello scorso anno al saggista valdostano Alexis Betemps , sta dimostrando di aver ben individuato la sua vocazione, in linea con la dedizione a sentimenti di “compaesanità condivisa” a cui il Sergente altopianese è sempre stato fedele: essere vetrina di quella ricchissima cultura di confine che fa dell’arco alpino più che una barriera, una cerniera fra popoli, lingue, sensibilità diverse, serbatoio di quelle differenze che l’omologazione culturale trionfante fatica a sopportare, ma che sono l’antidoto più forte all’impoverimento di temi e di valori che angustia la nostra civiltà. E anche l’antidoto “al ritorno di quei nazionalismi – dice Rebula – di cui avverto rigurgiti in questa Europa, che non ha ancora metabolizzato quell’evento provvidenziale che è la sua unificazione e la pacificazione”.
MA IL VENETO RISCHIA DI LASCIARE RIGONI STERN AI TRENTINI
Resta da rilevare, purtroppo, lo squilibrio tra la forte presenza istituzionale e popolare dei trentini, e la striminzita presenza dei veneti, limitata per la parte pubblica al sindaco di Asiago Andrea Gios. Non si vorrebbe che, di questo passo, Rigoni Stern finisse per essere assimilato davvero alla cultura trentina, come in un intervento della Presidenza della Repubblica nel passato è già avvenuto.