VAL DI SUSA, QUELLE FORME DI LOTTA CHE OFFUSCANO LE BUONE RAGIONI DEI NO TAV

Notav.jpgLo confesso, faccio un po’ fatica a spiegarmi perché – nonostante tanti amici la pensino in maniera diametralmente opposta, e continuino a postare documenti, analisi, dati e così via sulla Tav – il mio atteggiamento scivoli inesorabilmente verso l’appoggio al varo del nuovo treno in val di Susa. Credo però che si tratti proprio di una reazione psicologica a questo accumulo di documentazione e mobilitazione ed emotività a senso unico, più precisamente insofferenza per tutte queste certezze esibite come un’arma contundente, meglio ancora fastidio per l’atteggiamento diffuso fra i militanti no Tav secondo cui chi non abbraccia le ragioni della protesta è una persona prezzolata, uno che ha venduto l’anima al diavolo della speculazione e non merita neppure di essere preso in considerazione. Così nei giorni scorsi si è espresso, ad esempio, il leader del movimento Alberto Perino giustificando la pesante contestazione che ha impedito la presentazione del libro del giudice Giancarlo Caselli, un magistrato che è stato un protagonista della storia della Repubblica, della lotta alla mafia e al terrorismo, pagandone prezzi personali elevatissimi.

 

 

ALTRE GRANDI OPERE OSTEGGIATE NEL PASSATO ORA FUNZIONANO EGREGIAMENTE

E’ vero, non ho approfondito le ragioni profonde che militano a favore o contro questa opera (come – colpevolmente – gran parte della stampa italiana, stando alla pubblicazione “Dove sono le ragioni del si” di Antonio Calafati, che mi segnala la collega Federica Sgaggio); di conseguenza tendo probabilmente ad essere risucchiato dalla risacca del buon senso comune favorevole alla sua realizzazione. Ma su quante grandi questioni, su cui siamo chiamati di volta in volta a pronunciarci, riusciamo ad avere conoscenze approfondite e a prendere posizioni ragionate? E quante opere più o meno grandi che a loro tempo furono accusate di essere, dai loro oppositori, l’anticamera della distruzione del paese, una volta realizzate compiono dignitosamente il loro servizio, creando magari problemi anche grossi alle comunità locali, ma rendendo dei benefici alla collettività nazionale? Penso al passante autostradale veneto, ad esempio, o alla nuova tratta toscana della linea ferroviaria per Roma, o ancora – a Padova – al nuovo tram, ora apprezzato da tutti. Per non dire degli impianti di trattamento dei rifiuti, dei depuratori, dei ripetitori per i telefonini, che nessuno ama avere vicino a casa, ma di cui ognuno serenamente usufruisce.

CHI DEVE DECIDERE, LE COMUNITÀ LOCALI O LA COLLETTIVITÀ NAZIONALE?

La domanda che mi pongo, dunque, è se le decisioni su questi temi debbano essere lasciate alle comunità locali, come esse rivendicano bellicosamente, oppure se non sia giusto che vengano assunte dalla collettività nazionale e portate avanti dalla politica, e anche difese – se necessario – dalla polizia.

Ripeto, non ho molte certezze in materia, ma ribadisco che certe forme di lotta che sfociano nella violenza, il disprezzo e le intimidazioni dei militanti nei confronti di chi non la pensa come loro (si veda il video postato sotto), quel clima da “padroni a casa nostra” che accompagna la mobilitazione, non fanno che allontanarmi dalle eventuali “buone ragioni tecniche che accusano di inutilità l’opera e di sperpero l’ingente investimento (Michele Serra) e inchiodano quella causa alla sua ringhiosa caricatura”.

 

VAL DI SUSA, QUELLE FORME DI LOTTA CHE OFFUSCANO LE BUONE RAGIONI DEI NO TAVultima modifica: 2012-02-29T07:33:00+01:00da sergiofrigo
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